L’INTERVENTO
Basket, Guido Bagatta: «Svegliamoci dal brutto sogno»
Il commento del giornalista alla penalizzazione di Varese

Non capisco e non mi adeguo. Anzi, più cerco di capire quello che è successo alla Pall. Varese, meno ho voglia di adeguarmi. Inizierei così questo mio contributo che, spero, possa servire a cancellare al più presto uno dei più grandi misunderstanding della recente storia del nostro sport professionistico. Ho volutamente scritto sport, e non solo basket, perché giudico la sentenza che condanna l’OpenjobMetis ad una quasi sicura retrocessione in Lega 2, una delle pagine più incredibili, assurde, paradossali, imbarazzanti che, a memoria d’uomo (cioè io), si possa ricordare per l’intero movimento sportivo italiano. Ed è anche per questo che sono esterrefatto, soprattutto dopo aver letto le parziali motivazioni della penalizzazione, come nessuno abbia minimamente pensato, prima di schiacciare il tasto invio del computer, quanto deflagrante potesse essere una sentenza del genere, in un momento del genere con, appunto, delle motivazioni del genere.
Su queste ultime lascerei perdere, anche perché nella loro completezza non sono di fatto ancora note a nessuno. Mi concentrerei piuttosto sulla sentenza vera e propria, una sentenza che va a colpire una società sportiva che nella sua (lunghissima) vita ha dato solo lustro allo sport italiano e questo al di là dei 10 scudetti e delle 5 Coppe dei Campioni conquistati. Una sentenza che colpisce una società che ha sempre avuto delle proprietà di galantuomini, sane, manageriali, professionali.
Dai Borghi ai Bulgheroni per arrivare al Consorzio e ai Vittorelli e agli Scola. Una società che non ha mai sgarrato di un euro, che non ha mai avuto pendenze con nessuno e di nessun tipo, una società che, al di là dei risultati sul campo, ha sempre vinto anche un altro campionato, quello dei conti.
In un mondo come quello dello sport professionistico italiano, dove accadono cose inenarrabili, un mondo - rimanendo alla nostra tanto amata palla a spicchi - che in questi anni ha fatto passare situazioni che, in confronto a quella varesina, sono i “mutui subprime” paragonati ad un eventuale viaggio in autobus senza biglietto.
Volutamente io non so, e non mi interessa affatto sapere, chi abbia emesso questa sentenza, non so quali siano state le valutazioni per andare giù così pesante, non so e non voglio sapere neppure perché la stessa sentenza sia uscita a cinque giornate dalla fine della stagione regolare e non a bocce ferme, a fine campionato. Nel caso, che cosa sarebbe cambiato attendere un mese in più, visto che a differenza del calcio, nella pallacanestro nessuno sa praticamente nulla di che cosa stia accadendo fino alla pubblicazione del giudizio?
Spero che chi ha deciso, rispettando ovviamente la sua integrità e professionalità, si renda conto che agendo in questo modo è come se avesse fatto esplodere un petardo in un centro commerciale la domenica pomeriggio. Ha generato la confusione più completa in una Lega Basket che si stava rilanciando nel migliore dei modi, con davanti un futuro finalmente luminoso, a partire dai palazzetti quasi sempre pieni, dall’arrivo di nuovi sponsor e dal lavoro fatto, con la Next Gen, per i più giovani. Tutto questo rischia ora di venir offuscato, e chissà per quanto, da ciò che sta accadendo a Varese.
Detto ciò, ritorniamo sulla Openjobmetis per cercare invece di immaginare il danno che la società potrà subire da questa vicenda e dico questo con la consapevolezza che, alla fine, tutto si rimetterà a posto. Ma purtroppo per raddrizzare il tutto, ci vorrà comunque del tempo, che Varese e il nostro basket temo non abbiano il lusso di avere. L’iter dell’entrata nel club dei nuovi soci australiani sulla quale da mesi Scola sta lavorando mettendoci anima e corpo, avrà necessariamente uno stop, come è logico che sia. Il danno di immagine che una S.P.A. (quotata in borsa) come Openjobmetis ha subìto per quanto sta accadendo è incalcolabile ed anche questo, purtroppo, una volta messa a posto la vicenda, rimarrà eccome per parecchio tempo.
La squadra, che ha riportato a Varese la gioia della pallacanestro che diverte, con la genialità di un coach come Matt Brase, con quale testa, con quale mentalità, con quali obiettivi, potrà adesso concludere il campionato?
E tutto questo, forse, per aver ascritto a bilancio in ritardo 60.000 euro? Mettiamo che sia tutto vero, che un dirigente distratto abbia sbagliato di un giorno di rendicontare le, peraltro curiose, richieste di Tepic: tutto questo varrebbe una condanna alla A2, per altro considerando che da questa situazione Varese non avrebbe tratto alcun vantaggio sportivo?
Dai, per piacere, non scherziamo. Diamoci tutti un bel pizzicotto e cerchiamo di svegliarci da questo brutto sogno che rischia di cappottare non solo Varese e la sua storia, ma anche quella dell’intera pallacanestro italiana. Mi auguro che le altre 15 società di LBA lo capiscano e si schierino tutte dalla parte del giusto e non dell’assurdo. Se passasse infatti un precedente come questo, sarebbe la fine non solo per Varese, ma davvero per tutti. Che gli altri club se lo mettano bene in testa, rimanendo uniti, almeno stavolta.
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