BASKET
Bialaszewski rassicura: «Varese è pronta per l’Europa»
Il coach anticipa i temi della sfida di Champions League

Tom Bialaszewski approccia con un mix di fiducia e curiosità l’avventura europea della sua Varese. Il coach di Buffalo confida che le cinque settimane di lavoro svolto dal raduno del 21 settembre abbiano preparato a sufficienza l’Itelyum in vista dell’esordio di domani contro l’FMP Belgrado nel turno inaugurale delle qualificazioni alla Basketball Champions League.
Un playoff a settembre, anziché a febbraio (Coppa Italia) o maggio (campionato), da affrontare con il massimo della concentrazione per rientrare in Europa dalla porta principale.
«Stiamo lavorando per arrivare preparati a questo appuntamento importante. Dovremo essere pronti a giocarci un obiettivo a settembre anziché nei momenti della stagione abitualmente deputati alle partite senza domani. Lo saremo? Penso e spero di sì; nessun allenatore si sente mai pronto al 100 per cento e ogni partita offre mille incognite. Però siamo fiduciosi sul lavoro svolto nella costruzione del gruppo e curiosi di scoprire quel che valiamo».
Alla sua presentazione del 18 agosto aveva detto che l’Europa non era obiettivo primario rispetto al campionato. Ma partire forte in BCL darebbe una bella spinta…
«Qualsiasi vittoria nella fase iniziale di una stagione può dare la spinta per creare positività. Ci aspetta un bel test e confidiamo che possa fare da traino per il campionato, ma anche nel caso in cui il risultato non fosse soddisfacente, sarà utile per imparare qualcosa su noi stessi. E capire dove indirizzare il lavoro».
Nelle sei gare precampionato la squadra ha mostrato una forte identità offensiva, mentre la difesa è da migliorare: concorda?
«Vero, ma in parte è frutto di come abbiamo impostato la programmazione tecnica, concentrandoci subito sull’attacco per costruire l’impalcatura del gioco di squadra in vista delle amichevoli. Poi nelle ultime settimane, in particolare a Gressoney, abbiamo lavorato sulla difesa; già al Trofeo Lombardia con Cremona abbiamo avuto alcuni riscontri, vedremo ora ad Antalya».
Di sicuro la squadra ha mostrato talento offensivo e disponibilità a passarsi la palla, chiave per costruire un attacco equilibrato.
«Abbiamo tanti giocatori che possono fare canestro e in particolare tiratori molto efficaci. Ma le percentuali da fuori dipendono primariamente da come i tiri vengono costruiti: sul concetto abbiamo insistito molto, trovando grande disponibilità dai giocatori. Per noi sarà una chiave importante».
Varese squadra da corsa, in Europa - a partire dall’FMP Belgrado di domani - si gioca un basket fisico e “carrozzato”: sarà comunque un’esperienza utile?
«Per la nostra conformazione non potremo mai pareggiare il livello di fisicità di certe avversarie europee. Ma questi confronti saranno molto utili per abituarci a giocare il nostro basket: ci aiuteranno a crescere nel modo di interpretare le partite».
Willie Cauley-Stein ha avuto parole molto belle nei suoi confronti («Quando trovate un coach che crede nelle tue qualità, tenetevelo stretto il più possibile»): c’è un feeling particolare con chi sarà il cardine del sistema Varese?
«È un giocatore che ha tante qualità, si è adattato bene al basket europeo dove ha la possibilità di fare cose che nella NBA non gli chiedevano. Come il tiro dalla media e il passaggio, cosa in cui eccelle perché è estremamente altruista. A poco a poco ha preso le misure coi compagni e il nostro stile di gioco, sarà certamente un elemento chiave per noi».
Da assistente NBA uno dei suoi compiti era studiare gli avversari e preparare il piano partita: la sua Varese sarà come quella di Brase, nell’andare in campo con le sue idee senza curarsi dei rivali, o applicherà le sue filosofie anche in Italia?
«Mischierò le due cose: abbiamo caratteristiche molto spiccate e per vincere dovremo sempre imporre la nostra identità. Allo stesso tempo però fa parte del mio backgroundcercare di prendere vantaggi dalla preparazione della partita e non rinuncerò alla possibilità di utilizzarla per leggere le qualità degli avversari».
Che cosa si aspetta dalla sfida contro Belgrado?
«Solo di giocare come vogliamo contro un’avversaria diversa, per stile di gioco e fisicità, da quelle che troveremo in Italia. Alla squadra chiederò di imporre il nostro stile: se la partita la faremo noi, avremo chances di superare il turno. E solo allora pensare eventualmente al match di venerdì».
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