POLITICHE 2022
Bianchi: «Decida la base, non il cerchio magico»
Durissima presa di posizione dell’ex parlamentare leghista dopo la batosta elettorale

«Ricordiamo a chi di dovere che la linea politica la decide la base, non qualche cerchio magico». Già parlamentare, candidato sindaco della Lega a Varese, è stato messo in secondo piano in questa tornata elettorale: Matteo Bianchi, volto di spicco della Lega varesina, fa un’analisi molto cruda del brutto risultato ottenuto dal Carroccio nelle politiche di ieri, domenica 25 settembre.
«Tanto tuonò che piovve - inizia l’analisi di Bianchi, che giunge a risultati ben diversi da quelli del neodeputato Stefano Candiani e del governatore di Regione Lombardia Attilio Fontana - Le avvisaglie c’erano tutte: destrutturazione del partito sui territori, abbandono frettoloso dei temi sui quali la Lega è nata e cresciuta per andare in cerca di un facile consenso a latitudini in cui l’alta volatilità del voto è da sempre cosa nota; non ultimo, la selezione dei candidati eleggibili in Parlamento in base a logiche di vicinanza e accondiscendenza verso i piani alti, senza riguardo per la base e per il suo legittimo desiderio di mandare a Roma persone che siano realmente rappresentative del proprio territorio. Ecco alcune delle ragioni profonde del disastro elettorale della Lega: quella Lega che è la mia casa, nella quale sono stato amministratore locale e dopo 20 anni di gavetta e di trincea, ho avuto l’onore di rappresentare la nostra provincia alla Camera dei Deputati. Onore cui, in ogni caso, sono stato pronto a rinunciare senza indugio quando mi è stato chiesto di candidarmi a sindaco della nostra Varese, perché il bene della comunità e il gioco di squadra vengono prima di qualsiasi ambizione personale».
Bianchi affronta poi il tema del suo futuro politico: «Ora terminerà la mia esperienza da parlamentare, ma non il mio impegno in Lega, che porterò avanti da militante e da consigliere comunale di Varese: non mi interessano posti di sottogoverno - che pure mi sono stati promessi, non si capisce bene a che titolo e perché - Non è questione di posti o di prebende: la mia dignità politica e umana non è in vendita e le cariche che ho ricoperto nelle istituzioni le ho sempre ottenute grazie al voto popolare.Ora è tempo di fare una seria riflessione in sede di assemblea congressuale. Non quelli delle piccole sezioni, ma i congressi regionali e nazionale! Non si può pensare di ricondurre le responsabilità del disastro a Draghi e un partito non può reggersi sulla fede, sui commissariamenti e sulla criminalizzazione del dissenso. Noi siamo nati per far crescere i nostri territori: per questo invito i militanti a chiedere la convocazione immediata dei congressi tramite i propri segretari/commissari di sezione. Ripartiamo da una discussione franca su dove vogliamo andare. E ricordiamo a chi di dovere che la linea politica la decide la base, non qualche cerchio magico».
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