L’INDAGINE
Preso il boss del Rugareto
I carabinieri hanno arrestato il capo degli spacciatori che vendono droga nel bosco
È finito in manette il boss del market della droga del bosco del Rugareto, un 46enne di origine marocchina: è un super spacciatore coinvolto nella vicenda del rapimento di Dafne Di Scipio, la 21enne che i carabinieri e la Protezione civile cercarono per giorni lo scorso ottobre dopo la denuncia di scomparsa presentata dal compagno a cui era stata bruciata l’auto proprio all’ingresso del bosco.
Tutta Italia e la comunità della Valle Olona restarono con il fiato sospeso finché la 21enne fu ritrovata durante i controlli a bordo di un’auto con il marocchino: aveva cambiato colore e taglio di capelli e venne riconosciuta grazie a un tatuaggio, negò di essere stata rapita.
Dopo la vicenda, i militari dell’Arma e la Polizia non hanno mai smesso di tenere sotto controllo la zona con indagini, controlli e, non ultima, la maxioperazione qualche settimana fa.
Ieri mattina, sabato 14 aprile, è scattata l’operazione messa in atto per stanare il boss della droga: l’uomo ha tentato di fuggire, ma è stato braccato dai carabinieri della Reparto Operativo di Varese e da quelli della Compagnia di Saronno coordinati dal capitano Pietro Laghezza, che lo hanno sottoposto allo stato di fermo su ordine dalla Procura della Repubblica di Busto Arsizio. L’uomo è stato trovato in possesso di 500 euro in contati provento dallo spaccio, di alcune dosi di stupefacenti pronte per essere vendute e di un telefono cellulare.
Il boss della droga nel Rugareto risulta nulla facente, senza fissa dimora ed è già noto alle forze dell’ordine: può “vantare” un lungo curriculum dove spiccano reati legati agli stupefacenti, contro la persona, false attestazioni di identità.
L’operazione di ieri è il frutto di mesi di indagini sullo spaccio in zona: i carabinieri hanno esplorato per mesi i boschi seguendo in borghese i movimenti del marocchino.
L’indagine, che ha permesso di documentare l’attività di spaccio nel bosco di 1.270 ettari e che si estende fra Marnate, Rescaldina, Gorla Maggiore, Gerenzano e Cislago, è stata resa più difficile dai continui spostamenti da una località all’altra del bosco: gli spacciatori usavano parole in codice per accordarsi telefonicamente sulle cessioni di stupefacenti, codici convenuti per indicare il luogo della cessione che veniva quasi sempre su strade a ridosso della vegetazione.
Tecniche che anche i residenti della zona hanno raccontato allarmati dopo aver trovato un machete durante le passeggiate, oppure dopo essersi imbattuti in un faccia a faccia con gli spacciatori.
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