L’EMERGENZA
Carcere senza medici: tocca agli agenti
Uil Penitenziaria: «Lacuna gravissima. Che cosa accadrà in caso di emergenza?»
Già prima di Natale il problema si faceva sentire in modo pressante, ora la situazione è peggiorata: in carcere, in via Per Cassano, mancano medici e la polizia penitenziaria si trova a occuparsi di incombenze non propriamente di sua competenza.
Da mesi non si trova una soluzione. Tre medici hanno lasciato l’area sanitaria senza essere rimpiazzati. Di notte, di conseguenza, manca la copertura, mentre la legge prevede la presenza di camici bianchi 24 ore su 24 là dove i reclusi superino le cento unità.
A Busto, purtroppo, si oltrepassano di parecchio le 400 presenze, quindi la possibilità di malori di vario genere è alta.
«La competenza medica in tutti gli istituti italiani, per tutto ciò� che concerne l'assistenza sanitaria� alla popolazione detenuta, è di pertinenza dell’Asst di competenza, in questo caso dell’Asst Valle Olona - spiega Paolo Delli Veneri, esponente della Uil Penitenziaria - Gli agenti subiscono notevoli ripercussioni: in caso di problemi di vario tipo nelle ore notturne, il personale di servizio è costretto a valutare personalmente l'eventuale necessità di contattare la guardia medica o il 118, con la diretta responsabilità sulla salute dei detenuti in caso di situazioni di emergenza».
Il sindacato ha chiesto tempo fa al proprio comandante e al direttore della struttura di interessare l’Asst, che però ha di recente cambiato vertice e avrà probabilmente bisogno di tempo per affrontare anche questa problematica.
«Gli agenti - continua Delli Veneri - non hanno ricevuto precise disposizioni rispetto alle situazioni di emergenza. Di fatto, oltre a garantire la sicurezza dell’�istituto, devono vegliare anche sulla salute dei detenuti, rischiando, non avendo le competenze specifiche, immaginabili conseguenze in caso di gravi episodi».�
Uil Penitenziaria ha anche altri appunti da fare alla direzione, rispetto alla presenza di oggetti non consentiti.
Quando vennero trovati due cellulari in altrettante celle, nel corso di una ispezione straordinaria, il direttore Orazio Sorrentini disse che ipotizzava che i telefoni fossero stati introdotti da detenuti che escono per lavoro o per alcune giornate di libertà, affermando che nei loro confronti non sempre si proceda con i controlli di massima sicurezza.
Delli Veneri replica: «Il dirigente ritiene plausibile che i detenuti che beneficiano di permessi premio oppure godano di altri benefici che permettono loro di lavorare all’esterno, una volta che rientrano in istituto, non vengano controllati solo perché più �affidabili�. Dissento totalmente e prendo le distanze, a nome mio e dei miei colleghi di polizia penitenziaria, da queste dichiarazioni. Indipendentemente dalla tipologia, i detenuti indistintamente vengono controllati in modo scrupoloso e attento. A maggior ragione questo accade con chi, per ragioni varie, rientra in istituto dopo brevi periodi di permesso».
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