LA MEMORIA
«Vi dono la videoteca di Max»
Oltre cinquemila film collezionati da Croci affidati dalla madre alla biblioteca
Per lei ogni oggetto è un ricordo ma, «meravigliata da come a Busto tutti gli vogliano bene», mamma Gabriella ha deciso di donare alla biblioteca comunale l’intera cineteca di Max Croci, il regista stroncato l’8 novembre scorso da un terribile linfoma.
Sono oltre 5mila film, uniti alla collezione di locandine originali. Il Comune accoglierà circa 3 mila pezzi, solo quelli in dvd e bluray, fruibili dal pubblico soprattutto giovane.
Cinquant’anni di vita, cadenzati dall’amore per il cinema, sono racchiusi tra due brevi messaggi.
Quel “diventerò un ottimo regista”, scritto in un tema a soli dieci anni, alle elementari Tommaseo, e quel drammatico “i valori non migliorano?” appuntato sull’agenda della madre, mentre era in rianimazione dopo l’ultimo stroncante attacco della malattia.
«Massimiliano, orfano di papà Aurelio a soli due anni, si è appassionato al disegno e al cinema fin da piccolo, a tre anni impazziva per il proiettore Festacolor - racconta Gabriella Spagnolo, aprendo la stanza del figlio e mostrando la prima camera Super 8 e i ritratti a pastello di nonna e bisnonna - È arrivato al successo con le sue forze, senza nessuna conoscenza. Ce l’avrebbe fatta prima scendendo a compromessi, ma lui ha scelto di fare da solo: ha prodotto i primi corti a Varese attraverso i guadagni ottenuti girando pubblicità».
L’amore per il disegno lo ha portato prima al Liceo artistico Candiani dove si è diplomato con 60/60, poi, a Milano, alla scuola triennale del Castello Sforzesco, per diventare fumettista pubblicitario e art director.
«C’erano trenta posti, lui ha superato l’esame - racconta la mamma - Un docente gli consigliò l’Accademia di Brera, dove lo presero subito al secondo anno, ma l’ambiente non gli piaceva e iniziò a lavorare. Ero preoccupata, sapevo che nemmeno i figli di papà ce la facevano facilmente, ma lui era un crapone. Max lavorava sodo, era un bravo figliolo e non si è mai dato importanza anche se ha vinto parecchi premi e il successo lo ha ottenuto».
Nel 1984 il primo viaggio negli Usa e la scoperta del Betamax, primo sistema di videoregistrazione. Poi arrivarono i VHS. Di quella collezione, oggi inutilizzabile, Gabriella si è liberata. «A 37 anni gli venne diagnosticato un linfoma dei peggiori, quelli che ti lasciano al massimo 5 anni di vita - racconta nella casa di via XX Settembre - Un miracolo lo abbiamo avuto: Max ha lottato per 13 anni. E ha realizzato i suoi sogni. Aveva fiducia nella ricerca, seguiva una cura sperimentale, ripeteva “sto benissimo!” e andava avanti. Fino all’ultimo ha pensato al suo lavoro: in rianimazione, al Policlinico, ha esultato per un messaggio del produttore Massimo Ferrero, gli confermava l’attore scelto per il film che avrebbe dovuto iniziare a girare adesso. Mi fece un segno, come per dirmi “ce l’ho fatta”. Dopo pochi giorni ci ha lasciato. Pensare che possa essere ricordato dalla sua città attraverso la sua collezione mi rende felice. I suoi amici vengono spesso a trovarmi e mi portano un sacco di foto».
Max continua a vivere, dunque, non solo in uno schermo.
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