L’INCHIESTA
Estorsione sessuale, spennato operaio
Tre arresti. Il giovane adescato su un sito di incontri: Ha sborsato oltre mille euro

Si chiama sextorsion l’ultima frontiera dei ricatti a sfondo erotico. E i tre pregiudicati colpiti ieri mattina, martedì 25 febbraio, da misura cautelare si erano specializzati in materia.
L’ordinanza cautelare emessa dal tribunale di Bologna ha raggiunto una trentunenne che era già rinchiusa a Bollate e il suo compagno, trentenne detenuto a Busto Arsizio. Solo l’obbligo di firma invece per il ventitreenne che aveva il compito esattoriale: la coppia era infatti agli arresti domiciliari quando si dedicava alle estorsioni sessuali, violare la restrizione sarebbe stato troppo rischioso e così i due avevano individuato un ragazzino disoccupato e privo di obiettivi nella vita, a cui interessava solo tirare sera con qualche euro in tasca.
Del trio - residente nel Bustese - la donna era il capo. Era lei che adescava le vittime. Proprio come nel caso denunciato ai carabinieri di Bologna da un operaio alla ricerca di trasgressioni inconfessabili.
L’uomo era fidanzato, la sua vita sentimentale era serena, ma il brivido degli appuntamenti clandestini era più forte dell’amore.
Provò così a bazzicare sul sito internet Bakeca Incontri ed entrò in contatto con la trentunenne che, usando una falsa identità, si dimostrò disponibile a soddisfare il desiderio di un gioco hard.
I due si scambiarono i numeri di telefono, chattarono e poi presero accordi. La donna chiedeva un compenso di 150 euro, ma era una spesa troppo onerosa per un utente della classe operaia, dunque l’uomo rinunciò pensando di chiudere così la parentesi delle avventure online.
In realtà si era infilato nel tunnel di ricatti che accomuna molti ingenui fruitori. La donna iniziò infatti a pretendere denaro ammonendolo: «Se non paghi, racconto tutto alla tua compagna, le dico ogni cosa, le mostro i messaggi».
L’idea che la fidanzata scoprisse il suo segreto, il timore di mandare in frantumi il rapporto, la paura di diventare oggetto di ludibrio lo spinsero a consegnare quella prima tranche di soldi, versandoli su una postepay. Si cancellò pure da Bakeca, ma ormai era troppo tardi.
Alle intimidazioni della donna si aggiunsero quelle del trentenne che lo chiamava terrorizzandolo: «Se non paghi vengo a prenderti sotto caso, ti ammazzo di botte».
E così quando il ventitreenne gabelliere della coppia arrivava alla sua porta lui saldava. Alla fine ci rimise poco meno di un salario, ossia 1050 euro dopo di che decise di rivolgersi ai carabinieri della compagnia di Molinella e della stazione di Budrio.
I fatti risalgono alla primavera del 2018, dopo due anni di indagini ieri l’esecuzione delle ordinanze. Il trio di estorsori aveva applicato lo stesso metodo a un disabile brianzolo, il che la dice lunga sulla loro spregiudicatezza e si evince anche dalla richiesta di misura del procuratore capo di Bologna Giuseppe Amato e del pubblico ministero Domenico Ambrosino, le cui richieste sono state accolte e concretizzate dal gip Alberto Gamberini.
Oggi, mercoledì 26 febbraio, inizieranno gli interrogatori di garanzia, il trentunenne sarà sentito per rogatoria in carcere a Busto dal gip Piera Bossi.
Due anni fa, a Gallarate, c’era stato un tentativo di estorsione ai danni dell’amante della moglie.
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