SUORA A PROCESSO
Eva, è il giorno del giudizio
In Appello Maria Angela Farè fu condannata a tre anni e sei mesi per abusi sessuali. Oggi la decisione della Cassazione: l’accusa ha chiesto la conferma della pena

Potrebbe essere l’epilogo di quella torbida storia di sesso e tuniche oppure una pagina bianca su cui riscrivere tutto: quella di ieri in Cassazione è stata un’udienza miliare per la ex suora Maria Angela Farè, a processo per violenza sulla parrocchiana di Sant’Edoardo Eva Sacconago.
Il procuratore generale ha chiesto la conferma della condanna a tre anni e sei mesi inflitta in appello, respingendo tutti i ricorsi presentati dalle parti.
Se i giudici della terza sezione penale della suprema corte - davanti ai quali hanno discusso l’avvocato Fabrizio Busignani per Farè e Tiberio Massironi per la parte civile - non dovessero accogliere l’istanza del pg il processo potrebbe tornare in corte d’appello a Milano. La sentenza arriverà oggi.
Il volto della ventiseienne che a giugno del 2011 si tolse la vita è impresso negli occhi di tutti. Riccioli biondi, un grande sorriso, gli occhi luccicanti. Radiosa in apparenza, ma oppressa dal suo lato oscuro. Il difficile rapporto con i genitori, la consolazione tra le braccia di una suora che «si è posta fin dall’inizio del rapporto con la minore come una figura di riferimento in grado di sopperire alla carente figura materna», scrisse la procura di Busto nel ricorso avverso la sentenza di primo grado.
«Facendo appello alla figura di madre spirituale e adottiva è riuscita ad accaparrarsi l’affetto della vittima e a rendersi ai suoi occhi una fonte affettiva insostituibile, facendo leva sulla ricerca disperata e costante di Eva di rapporti interpersonali totalizzanti con figure educative di riferimento al di fuori del proprio nucleo familiare».
Poi il legame stretto con don Alessandro Bonura, giovane prete designato a Sant’Edoardo diventato presto intimo amico di Eva, con tutta la coda di chiacchiere e pettegolezzi che spinsero il prete a lasciare la parrocchia. La gelosia della suora, che con l’avvento di Bonura venne scalzata dal primo posto della classifica degli affetti di Eva, la morbosità della donna.
L’ex responsabile del centro Primavera di Sant’Edoardo venne condannata in primo grado dal collegio presieduto da Renata Peragallo per uno solo dei capi di imputazione contestati dai pubblici ministeri Maria Cristina Ria e Francesca Gentilini. Venne assolta «perché il fatto non sussiste» dall’ipotesi di violenza sessuale per induzione, cioè dall’accusa di aver abusato della ragazza dal 1998 (quando Eva, ventitré anni più giovane dell’imputata, era minorenne) al 2011, approfittando dell’inferiorità psichica della vittima.
I reati di stalking e violenza privata vennero estinti dalla prescrizione. L’appello confermò il giudizio del tribunale di Busto Arsizio, pronunciato a dicembre di quattro anni fa. I genitori della ragazza, Roberto e Giovanna Sacconago, dopo ventuno anni di calvario hanno bisogno di una risposta definitiva, che renda giustizia alla loro amata figlia.
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