LA SENTENZA
Busto Arsizio, finanzieri corrotti: pagheranno 10mila euro
Arrestati nel 2018, la Corte dei conti batte cassa

Cacciati con disonore dalle fiamme gialle dopo l’arresto per corruzione e il successivo patteggiamento, due finanzieri, un maresciallo in forza al nucleo di polizia economica finanziaria della guardia di finanza di Varese e un luogotenente del gruppo di Busto Arsizio, dovranno ora anche risarcire il danno erariale d’immagine all’ex datore di lavoro, e cioè al ministero dell’Economia e delle finanze.
Ed è stato quantificato in 40 mila euro, cioè l’equivalente della mazzetta richiesta oltre sei anni fa al titolare di una ditta di Gorla Maggiore per mettere il silenziatore a una verifica fiscale raddoppiata per due. Siccome però, ancora prima che il procedimento contabile giungesse alla sua definizione, l’ex maresciallo aveva già versato a titolo di risarcimento 30 mila euro, i giudici della Corte dei Conti della Lombardia si sono limitati a condannare i due finanziari a risarcire in solido “solo” 10 mila euro.
L’INCHIESTA
L’inchiesta, condotta dalla guardia finanza di Varese, prese le mosse da un’intercettazione captata nel corso delle indagini all’epoca coordinate dai pm di Busto Arsizio Luigi Furno e Luca Pisciotta a carico dell’ex sindaco di Lonate Pozzolo Danilo Rivolta. Dopo una prima verifica, fu scoperto che ben sedici assegni, per un totale di 350 mila euro, erano stati sottratti al fisco dall’imprenditore di Gorla, che li aveva poi depositati in una cassetta di sicurezza in Svizzera. A quel punto ci fu l’intervento della commercialista di riferimento dell’azienda sottoposta ad accertamenti - una professionista con studio a Gallarate, moglie dell’ex maresciallo poi finito sotto processo - per fare in modo che lui e il suo collega riuscissero in qualche modo ad ammorbidire i controlli fiscali. Detto, fatto. I finanziari suggerirono di fare in modo che gli assegni risultassero come la restituzione di un prestito e, in cambio, chiesero una tangente di 10mila euro, poi raddoppiata in una seconda richiesta fatta via WhatsApp. Alla fine, la mazzetta non venne pagata, gli inquirenti intervennero subito ma nel febbraio del 2018 i due militari e la commercialista finirono in manette.
IL PATTEGGIAMENTO
Accusati di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e per induzione indebita a dare o promettere utilità hanno chiuso il conto della giustizia patteggiando davanti all’allora gup del di Busto Arsizio Nicoletta Guerrero (oggi presidente della sezione gip di Genova) tre anni e sette mesi l’ex maresciallo, e tre anni e sei mesi l’ex luogotenente. Il patteggiamento ha previsto la misura accessoria dell’estinzione del rapporto di lavoro e, dunque, la destituzione di entrambi dal corpo della guardia di finanza. A supporto della quantificazione del danno erariale, la procura contabile prima e il collegio giudicante poi si sono basate, da un lato, «sulla gravità delle condotte poste in essere in concorso dai militari in spregio ad ogni dovere di ufficio» successivo alla notizia data dalla Prealpina e, dall’altro, «il clamore mediatico che ne è conseguito».
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