VIA PONTIDA
La casa del morto è una topaia
Dall’abitazione fuoriescono molto spesso topi e insetti. I vicini: «Dalla scomparsa di Luigino - 4 anni - l’Aler è sparita»
Un appartamento blindato da quattro anni. Un balcone invaso da topi e insetti. Residenti esasperati, stufi di abitare in mezzo alla sporcizia.
È una storia di profondo degrado quella che arriva da via Pontida 2, nel quartiere di San Michele. In uno degli alloggi Aler di questa casa di corte, abitata da decine di famiglie, nel febbraio 2015 ha perso la vita il cinquantaseienne Luigino Bruciotti, soffocato dal fumo di un braciere improvvisato per difendersi dal gelo: gas e luce, infatti, gli erano stati tagliati per morosità.
Dal giorno in cui si è consumato il dramma, l’abitazione di Bruciotti non è mai più stata riaperta. E nessuno ha mai spostato niente da quell’appartamento del secondo piano, al cui interno si trova dunque lo stesso materiale che c’era quella sera di quattro anni fa. Intatto. O meglio: consumato dal tempo.
«La sporcizia che c’è lì dentro non si può neanche immaginare», fanno presente alcune vicine di casa. «Le conseguenze, però, le paghiamo noi: tutto il balcone è pieno di scarafaggi, formiche, piccioni. Più di una volta abbiamo visto anche i topi. Come si fa a vivere in queste condizioni? Non sappiamo più come allontanare gli insetti».
In più di un’occasione i residenti del secondo piano hanno contattato l’Aler, chiedendo di fare qualcosa per liberare quell’appartamento trasformato ormai in topaia. Ma ad oggi nulla è cambiato. «Assurdo che dopo quattro anni non sia stato possibile intervenire in qualche modo», sbottano ancora le vicine. «Oltretutto, essendo una casa popolare, dovrebbe essere messa a disposizione delle persone bisognose. Quanta gente si trova in mezzo a una strada? Qui c’è un alloggio libero, ma nessuno lo può usare. Non è normale».
È chiaro che - prima di far insediare una nuova famiglia - l’appartamento andrebbe ripulito e bonificato, ma certo la situazione che si è venuta a creare è la peggiore possibile. «Per vivere qui – continuano i residenti di quest’angolo di via Pontida – noi paghiamo un affitto, e lo facciamo regolarmente, altrimenti ci sbatterebbero fuori. Però chiediamo che vengano almeno rispettate le condizioni minime di decoro. Invece siamo costretti a vivere a pochi metri da un tugurio, pieno zeppo di materiale che nessuno tocca da quattro anni, del quale non interessa niente a nessuno. Non ci si può neanche avvicinare a quella porta: un po’ per il cattivo odore, un po’ per la paura di essere morsi da qualche topo».
Insomma, il degrado domina incontrastato, «ma solo noi del secondo piano ci lamentiamo, agli altri evidentemente sta bene così. Eppure – notano le residenti - in questa palazzina ci sono tanti problemi: per dirne un altro, di notte il cancello non viene mai chiuso, così in cortile chiunque può entrare indisturbato. Ma anche chi abita nelle case popolari ha diritto a vivere in condizioni dignitose».
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