IN CRISI
Luce e gas: «Ecco le cifre del salasso»
Un ristoratore mostra le bollette. Cifre quasi raddoppiate

Un conto è parlare di teoria, un conto è guardare in faccia la realtà, un conto sono gli annunci e un altro i numeri: in queste settimane stanno arrivando le prime bollette del rincaro per famiglie e aziende, dopo la fiammata a livello globale che sta mettendo in ginocchio diversi settori e causando venti di guerra. E le cifre sono spaventose, in particolare per le attività che utilizzano l’energia in modo massiccio: se la grande industria energivora è massacrata, dal tessile produttivo alla chimica, lo sono anche i pubblici esercizi e le realtà medio-piccole, che devono mettere mano al portafogli.
L’IMPENNATA
Un esempio che vale per tutti: Luigi Savino, titolare della storica pizzeria Capri di Busto Arsizio, ha raccolto le bollette del gas e dell’elettricità di questo gennaio e dello stesso periodo del 2020. Per dimostrare che l’impennata verso l’alto non riguarda soltanto l’ultimo periodo ma è anzi un tormento più “antico”: «In realtà gli aumenti sono costanti da anni e per noi è sempre più difficile lavorare - sottolinea con amarezza il ristoratore -. Per di più è un effetto a catena che si ripercuote poi sui costi per la clientela, che rischiano di aumentare».
I NUMERI
Ed eccoli i numeri, nero su bianco sulle ultime bollette ricevute: per quanto riguarda il gas, la cifra è 2.722,50 euro, per un mese di consumi da novembre e dicembre, contro i 1.590 del 2020 per lo stesso periodo (oltre 1.100 euro in più, circa il 70 per cento in più). Questione elettricità: 7.422 euro per novembre, contro 4.404 del 2020 (oltre 3mila euro in più, più 68 per cento circa). Un colpo per chiunque. Insomma, in questi giorni forse bisogna ricordarsi di mettersi seduti prima di aprire la busta in arrivo dai gestori dei servizi.
LA PREOCCUPAZIONE
«Il nostro è un locale medio-grande con 350 posti a sedere, lavoriamo da anni con la nostra clientela ma assicuro che abbiamo paura davanti a questa situazione che peggiora di anno in anno - ribadisce Luigi Savino -. Le incertezze sono tantissime e non capiamo dove si andrà a finire, davanti a questa escalation senza fine. Parliamo di rincari importanti, gravosi, tanto che si è costretti ad aumentare i prezzi a malincuore. Inoltre ora siamo ancora in inverno e, visto che per la nostra attività incide più la corrente rispetto al gas, non oso immaginare che cosa succederà nel periodo più caldo, quando dovremo mandare a pieno regime i frigoriferi. Nella nostra condizione sono tutti gli altri, anzi alcuni saranno ancora più penalizzati se hanno più macchinari».
GLI AUMENTI GENERALIZZATI
Il problema poi è che gli aumenti sono generalizzati in tutti gli altri settori, anche nel fresco, «dalla farina ai latticini. Io mi alzo alle 4 del mattino e vado al mercato all’ingrosso di Milano - prosegue il titolare del locale -. Nel pesce siamo a livelli record. La piovra? È cresciuta da 8 a 15 euro al chilo, il gambero rosso di Mazara del Vallo è balzato da 45 a 85 euro, altri prodotti sono aumentati di meno. Ma davanti a questa situazione, ci troviamo costretti a togliere dei piatti dal menu. Del resto, non siamo un ristorante stellato: loro possono far pagare tantissimo, ma nelle pizzerie popolari i clienti non si aspettano un piatto a 30 euro. Eppure sarebbe l’unico modo per rendere l’investimento giustificabile. Non possiamo farlo, dovremo fare una scelta: certi piatti non ci saranno più e stanno diventando proibitivi». Fosse solo l’energia.
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