IL CASO
«Niente mafia, lasciatemi cantare»
Crescono le polemiche per il cantante con un passato difficile: dopo le contestazioni di Bollate, Niko Pandetta trova conforto nel Varesotto

L’amministrazione comunale, molte associazioni e gruppi politici di Bollate hanno contestato il previsto concerto e la pizzeria che ieri sera, venerdì 7 febbraio, lo doveva ospitare, ha deciso di cancellare la data: «Inaccettabili le dichiarazioni sulla mafia e le canzoni dedicate ai “poveri” detenuti in regime di 41 bis”, è la motivazione che fa leva sui testi del cantante neomelodico originario di Catania.
Già contestato, fra l’altro, ad Abbiategrasso. E in provincia di Salerno, dove a fine dicembre, il questore ha fatto chiudere il locale in cui le dediche sono state rivolte ai camorristi.
Niko Pandetta non ha preso benissimo la decisione che lo riguarda. A Busto Arsizio incontra subito solidarietà da parte di Monica Guanzini, presidente della cooperativa “La mia voce ovunque”, che crede al suo «desiderio di cambiare vita».
È nella sede di via Salvator Rosa che il 28enne con alle spalle dieci anni di carcere per spaccio dichiara di voler «voltare pagina, dopo avere pagato i debiti con la giustizia».
Interpellato su cosa pensi della mafia, dopo il brano scandalo del 2016 dedicato allo zio Turi Cappello, condannato all’ergastolo, Niko dichiara: «La mafia non esiste. A me non interessa, non la conosco. A spiegarmela è Google. Io non parlo di droga e omicidi, come fanno tanti rapper, io lancio messaggi d’amore. Mio zio mi ha fatto da padre, mi ha insegnato solo cose buone. Io sono in regola, pago le tasse. Perché non mi viene concesso di avere una vita diversa?».
E ancora: «Questo concerto lo avevamo definito per donare una carrozzina per praticare hockey a Fausto Azzaro, un disabile mio fan che si è rivolto a me attraverso un video sui social».
Il concerto s’ha da fare, ribadisce il manager Enzo Di Fini. Se Bollate ha detto no, pare che nel basso Varesotto qualcuno abbia detto sì. Proprio per la serata di ieri, venerdì 7. Niko e i suoi amici non rivelano la location.
«Ho pagato per gli sbagli commessi, per altre cose sarà la magistratura a decidere. Non può essere la gente a giudicare - ribadisce il cantante - Io regalo emozioni, anche ai carcerati. Non capisco tanto accanimento, in Tv dicono di tutto e qui mi attaccano. A casa ho una bimba di 7 anni che subisce le battute dei compagni di scuola: voglio essere lasciato in pace e che lei cresca tranquilla. Grazie alla musica non delinquo più. Non ho mai detto che lo Stato faccia schifo ma a mio zio voglio bene e gli ho dedicato una canzone. Non dico che abbia agito bene, però lui è stato per me un padre. Tutto qua».
Monica Guanzini lo sostiene: «Lui tende la mano, boicottarlo è come tagliarla via. Mi chiedo cosa voglia dire il “reinserimento sociale” di cui tanto si parla. Niko ha trovato la sua strada, ha aperto una partita Iva, fa tutto regolarmente. Al sindaco di Bollate ribadiamo la volontà di dialogare. È giusto dargli una possibilità».
Un video con una pistola d’oro in mano non aiuta. Niko si giustifica: «È del passato. Ora non lo faccio più. Sbagliando si impara».
Non è di errori banali che si parla. La mafia non è un luogo comune. Dopo Bollate ora è la città che si era data una Commissione antimafia a valutare la situazione.
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