LA STORIA
Tennista da Mondiale sulla carrozzina
Luca Spano ha battuto l’incidente che lo ha reso disabile scoprendo la racchetta. E ora vola in Portogallo alla competizione iridata

Dal Tennis Club Busto Arsizio, la vista è mondiale. Anche sulla sedia a rotelle. Il talento e il duro allentamento hanno ripagato sei anni passati con la racchetta in mano. In parte, lo hanno anche risarcito del brutto incidente che lo ha privato dell’uso degli arti inferiori.
Per Luca Spano, 50 anni di Borgomanero ma residente a Gallarate, il riscatto è arrivato tramite uno sport mai praticato prima, al punto che neppure lo calcolava: «Quando si è rivolto a me perché lo allenassi, indirizzato da uno psicologo sportivo, aveva già provato la pallacanestro e la pallavolo, sempre su sedia a rotelle, senza che scaturisse alcunché. Quando ha avuto in mano la racchetta per la prima volta, invece, gli sono venute le fiacche alle mani da tanto che gli è subito piaciuto», riferisce Paolo Zingale, maestro di tennis, che ha aiutato Luca a raggiungere un traguardo da non credere, almeno prima che esplodesse la sua passione per il tennis.
Tra un paio di settimane, dal 2 al 6 aprile, a Vilamoura in Portogallo si disputeranno i Mondiali di Wheelchair Tennis e, fra i primi cinquanta al mondo che vi prenderanno parte, Spano sarà del terzetto che rappresenterà l’Italia. Il biglietto per il Portogallo se lo è guadagnato un mese fa, ai Trials di Verona, una settimana di confronti fra i dieci migliori tennisti su rotelle italiani: «Il tennis su sedia a rotelle non differisce in nulla da quello normale, se non per il secondo rimbalzo che è permesso. Ebbene, otto colpi su dieci Luca riesce a raccoglierli già al primo rimbalzo. Da non credere, per uno che prima dell’incidente non aveva mai calcato un campo da tennis», continua Zingale.
Ora, anche grazie ad un assegno di invalidità, Spano si allena ogni giorno al Tennis Club di Busto, da tesserato della società Tennis Time, ed è in lizza per i prossimi Giochi Paralimpici, che si disputeranno il prossimo anno a Tokyo. La sua vittoria personale, però, è arrivata già da un pezzo: «Lo sport e in particolare il tennis sono diventati una parte importante della sua vita. Non è mai semplice reagire a certe disgrazie e lui ha avuto forza e determinazione. Ha fatto un grande regalo anche a me, che lo alleno e che, prima di lui, non vorrei dire che non avevo mai sentito del Wheelchair, ma quasi».
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