IL CONTO SALATO
Busto, pizza a 900 euro: a processo il ristoratore
Il titolare del locale è accusato di truffa. In meno di tre mesi il cliente aveva speso più di 6mila euro. Il trucco del Pos che non funziona

Nemmeno se l’avesse mangiata in piazzetta a Portofino gli sarebbe costata così cara: era arrivato a pagare una pizza addirittura 966 euro. Tra marzo e giugno del 2021 a quel locale aveva lasciato 6500 euro, senza neppure accorgersene. Se ne rese conto (anzi, se ne rese conto la moglie cointestataria del conto) quando oltrepassò il plafond mensile di 5mila euro: dette un’occhiata ad addebiti e pagamenti e scoprì che ogni venerdì sera era come se cenasse da Salt Bae.
Ora il ristoratore è a processo davanti al giudice Giulia Pulcina con l’accusa di truffa aggravata da abuso di prestazione d’opera: stando a quanto ricostruito dai carabinieri, coordinati dal pubblico ministero Susanna Molteni, l’imputato non si sarebbe neppure ingegnato troppo per fare notevoli creste sulle Margherite. Il cliente, che conosceva da tempo, pagava sempre con il bancomat o con la carta di credito. Negli ultimi tempi però il Pos aveva problemi di linea e così la transazione non andava mai a buon fine al primo colpo.
Anche il metodo contactless non funzionava, quindi il pin era sempre necessario. Il cliente si fidava, mai gli sarebbe venuto in mente che il simpatico esercente - che è difeso dall’avvocato Giovanni Pignataro - potesse imbrogliarlo spudoratamente.
Sono stati i carabinieri ad aprirgli gli occhi: il titolare della pizzeria d’asporto era già conosciuto come consumatore di stupefacenti dalle amicizie equivoche e in più annoverava condanne e segnalazioni per reati contro il patrimonio, per furto e per reati contro la pubblica amministrazione.
Ovviamente le accuse andranno provate in dibattimento, la prossima udienza sarà dedicata all’escussione degli operanti che svolsero gli accertamenti.
L’ALTRO CASO
Intanto il pubblico ministero Nadia Calcaterra ha chiuso le indagini sul giostraio di Garbagnate Milanese che nell’inverno del 2022 abbindolò i commercianti del centro proponendo il noleggio delle luminarie natalizie. Si presentava come incaricato del Comune e dai negozianti che ci cascavano si faceva dare 100 euro rilasciando una fattura. Falsa, ma timbrata con uno stampino che riportava le sue generalità. In tutto era riuscito a intascarsi 600 euro. La denuncia partì dalla gioielliera Alessandra Ceccuzzi.
Difeso dall’avvocato Stefano Colombetti, il quarantaquattrenne ai vigili urbani che lo interrogarono disse di non essere il truffatore che stavano cercando. «Qualcuno mi ha rubato il timbro, io non c’entro niente». Peccato però che le vittime del raggiro l’abbiano riconosciuto dalle fotografie mostrate nel corso delle indagini.
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