ALLONTANAMENTO
Busto, scatta il revenge porn
L’uomo, sposato, era il datore di lavoro. Ma non si rassegnava alla fine della relazione con l’amante

Un quadro più che classico quello che i carabinieri si sono trovati davanti, scorrendo l’ennesimo stalking. Lui, piccolo imprenditore, sposato con moglie incinta, lei sua dipendente, efficiente, fidata e soprattutto sgravata dai pesi familiari e dalle responsabilità di una gestazione.
Non ci è voluto molto perché tra i due nascesse un’appassionata storia d’amore, che altrettanto rapidamente si è trasformata in una iattura. Quando la giovane ha deciso di mollare il datore di lavoro questo ha iniziato a perseguitarla e a ricattarla. Ma da lunedì 4 maggio dovrà stare ben attento a ciò che fa: il gip del tribunale di Busto Arsizio Piera Bossi ha emesso la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla vittima, chiesto dal pubblico ministero Carlo Alberto Lafiandra al termine degli accertamenti probatori. L’uomo verrà interrogato entro la fine della settimana e avrà quindi la possibilità di spiegare i comportamenti che tanto hanno allarmato la ex amante ma nel frattempo se dovesse anche solo provare a contattarla potrebbe addirittura finire in carcere.
I fatti sono accaduti nel Bustese. L’indagato è il prototipo del maschio ammogliato, quello con il piede in due scarpe che non intende rinunciare a nulla. Quando la giovane ha deciso di mollarlo, lasciandolo al suo destino di padre di famiglia, l’uomo ha cominciato a minacciarla di pubblicare e diffondere le loro foto e i video ripresi durante i loro incontri hot. Come da manuale di revenge porn. A corollario, tutto il copione di appostamenti, telefonate, pedinamenti. E poi incredibili provocazioni sui social, con allusioni pesanti sulle sue qualità. A quanto pare avrebbe pure ideato un’inserzione per la vendita di una Escort (intesa come macchina) completamente accessoriata, a chilometraggio illimitato, usata ma tenuta bene. Sembrava proprio non volersi arrendere davanti al bivio che la ormai ex dipendente gli aveva prospettato e dunque alla donna non è rimasto altro da fare che rivolgersi ai carabinieri che hanno raccolto tutto il materiale esposto poi al giudice.
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