CINEMA
Camilla Tedeschi: la figlia d’arte tra commedia e noir
Martedì sera l’attrice sarà al Miv per l’anteprima del film “Ferite”
«Un Piano B? Sinceramente, mai avuto, ho sempre sognato di diventare attrice anche se negli ultimi tempi m’è venuta una mezza idea di mettermi a insegnare yoga».
Camilla Tedeschi, molto attesa domani sera, martedì 2 maggio, alle 21, al MIV per l’anteprima di Ferite, ha la simpatia della sua Valentina di Miami Beach e la profondità dell’Irene che interpreta diretta da Vittorio Rifranti.
Due personaggi molto diversi accomunati dai problemi in amore.
«Anche due film molto diversi, una commedia e un noir. Devo ai fratelli Vanzina il debutto al cinema, mi sono divertita tantissimo. Lì ero una studentessa italiana in trasferta alle prese con la sua prima cotta importante e un ragazzo incapace di resistere alle tentazioni. Qui sono invece un’attrice seria destinata a relazioni molto pericolose con il regista che le ha dato la parte e una buona dose di tormento».
Un uomo che forse nasconde segreti inconfessabili. Irene è invece limpida?
«No o almeno non ha le idee chiare, come del resto accadrà agli spettatori. Il suo non essere lineare è stato uno dei motivi che mi ha spinta a accettare con entusiasmo il ruolo. Interpretare chi ha una personalità variegata e complessa è affascinante».
In Ferite la vediamo sul palco durante le prove del testo da Dostoevskij. Teatro e cinema insieme, presenze di rilievo nella sua carriera reale. Dove si sente più a suo agio?
«Ovunque ci sia un progetto che mi convince ma, potendo scegliere, ho una preferenza, da qualche tempo più netta, per il cinema. Anche se il teatro continua a emozionarmi».
Il tour di Partenza in salita ha collezionato cento date. Dividere la scena per così tante serate con suo padre Corrado ha influenzato in qualche modo il vostro rapporto?
«L’ha rafforzato, era già ottimo ma il giro d’Italia in nome del teatro l’ha reso, se possibile, ancora migliore. Mentre viaggi, parli, ti confidi, si ascolta musica, si canta insieme. Abbiamo molte affinità. E poi se a Milano, per gli impegni, ci si vede poco o di fretta, entrambi sappiamo che senza darci l’appuntamento, ci ritroveremo presto a Marassi, a tifare Sampdoria. A voce più alta quando, come quest’anno, la squadra soffre. Non mi è mai piaciuto vincere facile».
© Riproduzione Riservata


