IL PROCESSO
Cardano, filmato mentre moriva
Omicidio Cantisani, un teste: «Detti una sberla a un curioso»

La scena era drammatica, forse per questo si radunarono in tanti attorno al corpo steso a terra di Manuel Cantisani.
Non per soccorrerlo, non per creargli un cordone. Ma per riprendere con gli smartphone la morte di un ventottenne che avrebbe dovuto festeggiare il compleanno.
LA SBERLA
«Mollai una sberla a uno di quelli che stavano filmando», ha spiegato uno dei testi comparsi ieri mattina, lunedì 11 aprile, in aula per il processo a carico di Luigi Cetraro, trentaduenne accusato di omicidio preterintenzionale e difeso dall’avvocato Corrado Viazzo. La tragedia risale al 20 maggio del 2018, il cardanese Cantisani e l’amico imputato avevano organizzato una serata in discoteca per brindare al comune compleanno. Con gli amici erano prima andati al Gilda, a Castelletto Ticino, ma a causa dell’ebbrezza molesta di Cetraro - che venne alle mani pure con la sua fidanzata - vennero tutti sbattuti fuori dal locale. Si spostarono allora davanti al Picasso di Vergiate, dove arrivarono a bordo di macchine diverse. C’era ancora molta tensione dopo la zuffa a Castelletto, Marco Moncer - pure lui processato, ma con rito abbreviato e condannato per omicidio stradale - si prese a pugni con Cetraro e non c’era proprio modo di dividerli. Ci provò Manuel, mettendosi tra loro. Ebbe la peggio, in un modo che nessuno avrebbe potuto mai immaginare.
LA TRAGEDIA
Cetraro si divincolò con un gesto brusco, Manuel appoggiò la mano sul cofano bagnato, scivolò, cadde sull’asfalto e rimase schiacciato dall’auto di Moncer che cercava di scappare dalla furia di Cetraro. Una parte consistente dell’udienza di ieri mattina davanti alla corte d’assise presieduta da Giuseppe Fazio con Nicoletta Guerrero a latere (e i giudici popolari) l’ha avuta la relazione tecnica svolta sui veicoli coinvolti e sulla dinamica della fatalità. In aula è stato proiettato il video delle telecamere di sorveglianza e i fotogrammi estrapolati per meglio comprendere cosa accadde fuori dalla discoteca. Secondo il pubblico ministero Martina Melita l’imputato avrebbe spinto la vittima con intenzionalità, lo schiacciamento del cranio e il decesso dell’amico sarebbe conseguenza di quel gesto stizzito. L’avvocato Viazzo è di tutt’altro avviso: il suo assistito mai avrebbe voluto scaraventare Manuel a terra e men che meno avrebbe potuto calcolare che il cardanese finisse in una trappola mortale, tra il retro di una Fiat parcheggiata e il paraurti della Nissan con cui Moncer stava per far manovra. Non sarà una decisione facile quella a cui sono chiamati i giudici. Ma l’istruttoria non è ancora terminata e elementi successivi potrebbero essere dirimenti.
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