ULTIMA SENTENZA
Cardano, buttò la moglie giù dal balcone: 14 anni
La Cassazione ha confermato la condanna per il coreano che uccise la consorte in viaggio di nozze nel 2016

È stata confermata dalla Cassazione la condanna con rito abbreviato a 14 anni di carcere per Dahee Park, il cittadino sud-coreano accusato di avere ucciso la moglie Aan Jung Mee, mentre era in viaggio in Italia per la luna di miele, spingendola dalla finestra di una camera al primo piano di un hotel di Cardano al Campo il 18 maggio 2016. La donna era morta in seguito alla caduta.
Con questa decisione emessa dalla Prima sezione penale della Suprema Corte diventa definitiva la sentenza emessa dalla Corte di Assise di appello di Milano il 12 aprile 2019 in base all’accusa di omicidio aggravato.
Secondo la ricostruzione di inquirenti e investigatori, resa possibile dal racconto di alcuni testimoni (quattro sono stati sentiti in sede di incidente probatorio), la coppia avrebbe avuto una accesa discussione in albergo nel pomeriggio.
Le urla si sarebbero poi interrotte per un paio d’ore, infine i vicini di stanza avrebbero sentito la vittima, un’infermiera, gridare mentre era aggrappata alla finestra della camera, per poi schiantarsi a terra. Quel pomeriggio, marito e moglie avrebbero bevuto molto (si erano fatti portare in stanza 22 birre), tanto che l’imputato, un agente immobiliare, quando sono intervenute le forze dell’ordine, aveva un tasso alcolemico di 1,56.
I difensori di Park hanno sostenuto che l’uomo si era addormentato dopo avere bevuto e discusso con la neo sposa, che aveva conosciuto solo pochi mesi prima tramite un’agenzia matrimoniale.
La vittima - secondo i legali del marito - avrebbe avuto problemi psicologici, non noti a Park, ma certificati da una cartella clinica nel 2012. Sempre secondo la ricostruzione della difesa, la donna, che aveva l’abitudine di esporsi sui precipizi, si sarebbe messa a mangiare una pizza sulla balaustra della finestra della camera e poi sarebbe precipitata giù senza volerlo per via dell’ebbrezza alcolica. Questa tesi non è stata accolta nemmeno in Cassazione. In primo grado il processo si era svolto davanti alla Corte di Assise di Busto Arsizio nel 2017.
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