Governo
Casellati come Marini, consultazioni in Sala Specchi a Giustiniani
Stessa location al Senato della esplorazione (infausta e su se stesso) del 2008 per governissimo per riforma elettorale

Roma, 18 apr. (askanews) - La presidente Maria Alberti Casellati è rientrata al Senato dopo aver riferito a Montecitorio al presidente della Camera Roberto Fico e a palazzo Chigi al presidente del Consiglio dimissionario Paolo Gentiloni ai quali ha riferito sul mandato esplorativo ricevuto dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella a riferire entro venerdì in via definitiva sulla possibiità o meno di un nuovo governo con maggioranza centrodestra-Cinque stelle. Questo pomeriggio e domani Casellati svolgerà dunque i suoi incontri politici con le forze politiche. La location scelta per le consultazioni della presidente Fi del Senato è la Sala degli Specchi di palazzo Giustiniani, sala adiacente a quella che custodisce la copia originale della Costituzione italiana approvata dalla Costituente e che ospita ogni anno la tradizionale cerimonia del Ventaglio offerto dalla stampa parlamentare ai presidenti delle Camere.
La Sala degli specchi è altresì la stessa utilizzata nell'ultima esplorazione prima di quella Casellati. Quella condotta sette anni fa senza fortuna dall'allora presidente Pd del Senato Franco Marini che in seguito alla caduta del governo Prodi II e nonostante suo iniziale diniego ad assumere altri incarichi, ricevette il 30 gennaio 2008 da Giorgio Napolitano allora al Quirinale un incarico finalizzato alla verifica, entro un breve spazio temporale, della possibilità di consenso da parte della maggioranza e dell'opposizione su una riforma della legge elettorale e su un governo che assumesse le decisioni più urgenti. Governo per la guida del quale la parte di centrosinistra e di Forza Italia favorevoli all'accordo avevano indicato lo stesso Marini.
Marini accettò il mandato ma il 4 febbraio 2008, dopo quattro giorni di consultazioni con tutti i gruppi parlamentari e con alcune rappresentanze delle parti sociali tornò al Quirinale per rimettere il suo incarico nelle mani del Presidente della Repubblica "con molto rammarico per l'impossibilità di raggiungere l'obiettivo di trovare una maggioranza per modificare in pochi mesi la legge elettorale".
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