CASSA INTEGRAZIONE
Il coronavirus presenta il conto
In provincia di Varese il maggior numero di richieste di sostegno
Che il coronavirus stia picchiando duro sull’economia globale è ormai lapalissiano.
Aziende che chiudono, licenziamenti e nubi scure che si addensano anche all’orizzonte, senza lasciar filtrare spiragli di luce. E a confermare ulteriormente, se mai ce ne fosse bisogno, che pure alle latitudini varesine il Covid non ha fatto sconti arrivano i dati della Camera di Commercio sull’impennata della Cassa integrazione guadagni in deroga.
Un’indagine condotta dall’Ufficio studi e statistica dell’ente di piazza Monte Grappa mostra infatti un quadro impietoso, affidato inequivocabilmente ai numeri: dal 23 febbraio al 19 maggio le ore richieste da 6.359 imprese hanno raggiunto quota 6.151.796. Il dato riguarda 19.684 lavoratori e colpisce nella sua incidenza, soprattutto se rapportato con gli ultimi metri di paragone dal Secondo Dopoguerra a oggi: nell’arco di poco meno di tre mesi, è stato raggiunto un livello di ore autorizzate analogo a quello del totale di molti degli anni successivi alla grande crisi finanziaria del 2008, iniziata con le immagini indelebili dei dipendenti di Lehman Brothers che lasciavano gli uffici con gli scatoloni in mano.
PRIMATO REGIONALE
Analizzando i grafici sull’andamento della Cassa integrazione, emerge l’incidenza del numero di imprese che ne hanno fatto ricorso: sul totale delle aziende presenti in provincia, particolarmente elevato per Varese, più di una su dieci - un secco 11 per cento - ha fatto richiesta. A livello lombardo si tratta di una sorta di triste primato: la provincia dei sette laghi è infatti quella con il numero più alto, seguita poi da Sondrio (10.4 per cento), Como (9.77) e Milano, a quota 9.35 per cento. A seguire nell’elenco si incontrano, in ordine, Brescia (9.29), Lecco (9.11), Monza Brianza (8.86), Bergamo (8.65), Cremona (8.49), Pavia (8.34) e infine Mantova (6.34).
IL TREND NEGLI ANNI
Con oltre sei milioni di ore autorizzate, questo funesto trimestre ha già raggiunto da solo le richieste di Cassa integrazione registrate in interi anni post 2008. Raffrontando i numeri della Camera di Commercio varesina con quelli dell’Inps, si vede come nel 2009 le ore autorizzate furono 6.643.376, mentre l’anno successivo 9.816.379, poi 5.581.219 nel 2011 e 4.827.648 nel 2012. Insomma, l’emergenza economica innescata dal coronavirus non sembra paragonabile al terremoto finanziario partito dodici anni e le cui conseguenze durarono a lungo.
CROLLO DELLE ASSUNZIONI
Su un altro fronte del mercato del lavoro, il dato delle assunzioni mostra un crollo verticale a partire dallo stesso 23 febbraio, che arriva a marzo al meno 41 per cento. «Questo in attesa delle cifre relative ad aprile – spiegano da piazza Monte Grappa -. In particolare, a scendere sono state le forme di lavoro flessibile che, a scadenza, non sono state rinnovate. Fa eccezione il lavoro domestico, che ha ricevuto invece un impulso alla regolarizzazione per effetto dell’entrata in vigore delle limitazioni sulla circolazione delle persone non motivate da un contratto di lavoro».
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