IN TRIBUNALE
«Checca, non sai fare niente»: processo a Varese
Sessantenne accusato di maltrattamenti su figlio e moglie

È accusato di aver picchiato e umiliato sia la moglie, sia il figlio minorenne a colpi di schiaffi, calci, pugni, ma anche insulti. «Checca» e «frocio» sono alcuni dei termini con cui avrebbe chiamato il bambino, mentre la donna sarebbe stata coperta di ingiurie a causa della gelosia che lo portava a credere che lei avesse relazioni extraconiugali.
Alla sbarra, con l’imputazione di maltrattamenti in famiglia, c’è un uomo di 60 anni, che ha anche un incarico di amministratore pubblico in un Comune della provincia di Varese (che non riveliamo per non rendere riconoscibile il figlio, vittima del presunto reato). A inguaiarlo, nella primavera del 2021, fu una relazione dello psicologo della scuola che ipotizzava che il minore fosse maltrattato. La segnalazione arrivò alla Procura della Repubblica che attivò il “codice rosso”, e mamma e figlio furono inseriti in una casa rifugio.
Le indagini hanno portato alla luce quelle che gli inquirenti considerano ripetute vessazioni, fisiche e morali, tali da rendere «penose» le condizioni di vita della donna e del bambino. Quest’ultimo, se disobbediva o disturbava, sarebbe stato picchiato più volte, con calci e pugni, ma anche con il cucchiaio di legno o con la cintura dei pantaloni. Non solo: il padre lo avrebbe denigrato ripetutamente, con parolacce di ogni tipo e frasi come «non sai fare niente». Un destino analogo a quello dell’ormai ex moglie (tra i coniugi è in corso la separazione), additata - secondo l’accusa - come una buona a nulla, incapace di cucinare e di fare le faccende domestiche. La gelosia lo avrebbe portato ad accusarla di averlo tradito, ma anche di aver avuto altri uomini prima di lui. Sberle e ginocchiate avrebbero caratterizzato il loro rapporto, al punto che, stanca di soprusi e percosse, la donna se ne andò di casa per alcuni periodi.
Accuse che l’imputato (difeso dall’avvocato Marco Bianchi) respinge. Il processo, aperto formalmente ieri, giovedì 25 gennaio, entrerà nel vivo a settembre con l’esame dei testimoni di pubblico ministero, parte civile (mamma e figlio sono assistiti dall’avvocato Riccardo Rolando Riccardi) e difesa. La sentenza è attesa a metà ottobre.
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