IN RIVA AL LAGO
Chiosco e molo, polemiche a Laveno
I due progetti in cantiere accendono il dibattito

A Laveno Mombello il nuovo chiosco sul lungolago Perabò e il rifacimento del molo Sironi continuano a far discutere. Nella serata di ieri, martedì 22 luglio, gli abitanti della frazione Cerro si sono incontrati al Club Velico, e oggi, mercoledì 23, alle 21 a palazzo Perabò l’amministrazione si confronterà con i cittadini. Nel dibattito è intervenuto anche il consigliere di minoranza Andrea Trezzi del gruppo “Il domani inizia oggi”: «Purtroppo ancora una volta non siamo stati coinvolti anche se avremmo potuto fornire idee e spunti. Nemmeno l’esperienza del pontile di sbarco dietro al Circolo velico spesso rotto dalla furia delle onde è servita». Per l’esponente del centrodestra «non è vero che il molo Sironi è abbandonato, tanto che la rotonda è sempre stata vissuta sia in inverno che in estate dai turisti e anche dai residenti. A essere impraticabile è solo la piccola parte dove una volta c’era il porto. Per altro il progetto di riqualificazione lo riteniamo molto importante e valido, anche se entrando nei dettagli forse si sarebbe potuto fare di meglio. L’idea di mettere aiuole sul bordo del muraglione come abbellimento e per evitare che i ragazzi si tuffino nel lago è fuori luogo visto che con il primo vento di Mergozzo o la prima piena verranno letteralmente spazzate via».
Riguardo il nuovo chiosco, Trezzi si chiede «se veramente serve, visto che in 200 metri di lungolago ci sono già due bar, più uno sulla provinciale, e Cerro non è Rimini». A suo parere, questa frazione avrebbe ben altri problemi da risolvere. In una nota ne ha elencati alcuni: «Innanzitutto l’impossibilità, dopo ogni temporale, di percorrere la pista ciclo-pedonale Cerro-Ceresolo per allagamento in quanto una radice ha occluso lo scarico delle acque piovane. Poi l’illuminazione di piazza Dante e di alcune vie interne. Ecco: l’impressione è che questo intervento che dovrebbe potenziare il turismo sia simile alla costruzione di un edificio partendo dal tetto e con le fondamenta precarie».
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