CORONAVIRUS
Nessun check point. Per ora
Il prefetto Ricci: «Partiti i controlli a campione sugli spostamenti». In provincia di Varese mobilitate circa duemila “divise” tra poliziotti, carabinieri e finanzieri

«Il decreto è chiaro: per evitare la diffusione del coronavirus si debbono evitare il più possibile gli spostamenti. E mi pare che ora i cittadini stiano entrando in quest’ottica, che abbiano cominciato a capirlo».
Il prefetto Enrico Ricci risponde a Prealpina tra una telefonata e l’altra («In questi giorni non c’è tregua», confermano dal centralino), tra riunioni e provvedimenti, tra notizie dell’ultimo minuto da Palazzo Chigi e il bollettino dal fronte sanitario, oltre alle richieste di chiarimento dei sindaci. Siamo stati invasi da un nemico invisibile ma assai subdolo, siamo in guerra.
Ma dentro Villa Recalcati, sede della Prefettura, ogni (comprensibile) cedimento al nervosismo è stato messo al bando in favore di una “ragionevole” fermezza. Polizia, carabinieri, finanzieri, nessuno escluso. In provincia di Varese sono circa duemila gli operatori in divisa che da ieri mattina il prefetto ha mobilitato per controllare chi e perché si sposta entro il territorio prealpino e ai confini, come prescrive il decreto del governo per la Lombardia e 14 province del Centro-Nord (da oggi esteso a tutta Italia), ed è chiaro che oltre ad essere un rompicapo organizzativo questa è anche una grande sfida psicologica: bisogna vigilare senza infliggere alla popolazione l’ansia di vivere in uno Stato di Polizia. Almeno per ora.
Non a caso il prefetto di Varese ieri pomeriggio parlava di «opera di convincimento», riferendosi alle pattuglie gradualmente attivate a seconda delle priorità sul territorio provinciale: ieri nessun posto di blocco con mitra spianati, dunque, ma poliziotti, carabinieri e finanzieri pronti ad ammonire le persone trovate in giro senza un plausibile motivo. «Abbiamo avviato i controlli a campione da questa mattina (ieri, ndr) sulla base della direttiva arrivata stanotte», chiarisce Ricci: «Lo scopo è verificare che chi si sta spostando sul territorio provinciale lo stia facendo sulla base delle condizioni stabilite dal Dpcm, ovvero motivi di lavoro, di salute e per comprovati casi di necessità: sono gli stessi cittadini a doverlo attestare presentando un’autodichiarazione, il modulo viene fornito anche al momento del controllo dalle stesse forze dell’ordine. È chiaro», sottolinea il prefetto, «che l’autenticità di queste dichiarazioni viene verificata. Ma è chiaro anche che ci appelliamo al senso di responsabilità di ogni cittadino».
Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Corpo della Guardia di Finanza: tutti in servizio senza differenze di mansioni e di missioni, come se ognuno stesse indossando un’unica divisa. «Tutto il personale», scandisce Ricci, «tutto quello che abbiamo a disposizione è impiegato nei controlli. È coinvolta anche la Polizia locale in tutti i comuni, alla quale ho chiesto di supportarci nei controlli agli esercizi pubblici, affinché vengano applicate le misure di prevenzione e rispettati gli orari di chiusura».
Il questore Giovanni Pepè conferma la massima mobilitazione, pur chiarendo per correttezza che ogni decisione e dichiarazione sul tema spetta unicamente al prefetto: «Le pattuglie stanno facendo il loro dovere secondo le indicazioni ministeriali», si limita a dire.
Comunicare con prudenza è la parola d’ordine anche per il segretario provinciale del Siulp, Paolo Macchi, il quale in altri momenti non ha mai lesinato le sue osservazioni, soprattutto sulla grave carenza di personale. Stavolta no. Non è tempo di polemiche. «Abbiamo chiesto di poter chiudere gli sportelli aperti al pubblico che non producono atti strettamente necessari e urgenti», si limita a far sapere Macchi, «come l’Ufficio Immigrazione e l’Ufficio Passaporti: siamo in attesa che il prefetto ed eventualmente il capo della Polizia diano una risposta in merito. Giusto per ridurre gli assembramenti di persone e anche per ridurre i rischi per l’operatore», puntualizza il sindacalista, «visto che ad oggi i dispositivi di protezione non sono arrivati in modo cospicuo e quanti ne servirebbero». Pur nell’abnegazione che questa emergenza richiede, alcuni dubbi restano. Eccone uno: in base al decreto del governo le pattuglie devono bloccare - anzi, arrestare - chi viola la quarantena, ma il fatto è che le pattuglie non hanno a disposizione gli elenchi con i nomi.
CHIUDE L’UFFICIO IMMIGRAZIONE
A seguito dell’emergenza Covid-19 e delle ultime disposizioni ministeriali, è stata disposta la chiusura temporanea degli sportelli dedicati alle richieste e rinnovo dei permessi di soggiorni.
Ciò vale per gli uffici di Varese, Busto Arsizio, Gallarate e per il settore Polizia di frontiera di Luino. Tutti gli appuntamenti fissati sono stati fatti slittare di 30 giorni.
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