CORONAVIRUS
«Non venite qui per passare il tempo»
Appello dei lavoratori delle Poste. Pensioni: dal 26 marzo parte il ritiro scaglionato

Tre videomessaggi registrati per le televisioni e decine di interviste telefoniche schedulate dal mattino al tardo pomeriggio di ieri, martedì 24 marzo, e anche oggi, mercoledì 25, almeno fino a quando gli utenti di Posteitaliane non avranno finalmente capito.
«In questa fase particolare invitiamo i nostri clienti a entrare negli uffici postali solo ed esclusivamente per operazioni essenziali e non differibili e, in ogni caso, ad avere cura di indossare dispositivi di protezione personale. Si entra negli uffici uno per volta e in base al numero di sportelli disponibili...». Giovanni Accusani, responsabile del Mercato Privati per l’area Nord-Ovest, sta ripetendo questo messaggio come un mantra ai giornalisti: è suo il volto rassicurante scelto da Posteitaliane per convincere a queste latitudini il maggior numero possibile di cittadini a non confondere la permanenza in Posta con una visita di cortesia ai dipendenti. I quali, per inciso, sono stremati: in provincia di Varese tra recapito e sportelleria ne sono in servizio la metà (oltre 1.600 in condizioni normali) a causa dello squarcio organizzativo provocato dall’emergenza Covid-19.
Uffici più piccoli chiusi, orari di sportello ridotti, recapito dimezzato, personale in malattia: un rebus far quadrare tutto. Soprattutto se a peggiorare la situazione ci si mettono parecchi clienti che ora, reclusi in casa e sfaccendati, hanno scoperto l’ufficio postale come pretesto per uscire.
«Ne vediamo di tutti i colori. C’è chi mi ha detto esplicitamente “Io vengo qui una volta al giorno pur di uscire di casa”», conferma Onofrio Palella, impiegato di lungo corso agli sportelli della sede centrale in viale Vespucci a Gallarate e segretario della Slp Cisl, sigla sindacale che rappresenta il maggior numero di dipendenti Posteitaliane in provincia di Varese.
Palella racconta di utenti che, da Saronno a Luino, restano in coda a lungo per poi una volta raggiunto l’agognato sportello chiedere come si gestisce la App di PostePay.
Racconta che in alcuni giorni c’erano così tante persone in attesa in ordine sparso fuori dagli uffici da essere costretti a chiamare i i carabinieri. «Ovviamente noi non abbiamo l’autorità per selezionare chi deve entrare e chi no», chiarisce Palella, «ma in una fase delicata come questa, in cui è in gioco la vita di tutti, anche il ritiro di una multa non può considerarsi urgente. Se non è necessario, per favore, restate a casa».
È lo stesso appello che lancia l’Azienda, pronta a sottolineare attraverso il funzionario-testimonial Giovanni Accusani l’impegno dei suoi dipendenti: «Stiamo tutti compiendo uno sforzo straordinario». Tuttavia fra i lavoratori c’è disagio e preoccupazione, come dimostra il fatto che ieri l’ufficio centrale di viale Milano a Varese è rimasto chiuso fino alle 10 perché mancavano le mascherine.
Disagio e preoccupazione che neppure la recente installazione di schermature in plexiglass è riuscita a placare. Lo dimostra la lettera inviata dalla Slp Cisl provinciale al prefetto Enrico Ricci e al presidente della Provincia, Emanuele Antonelli, per denunciare «pericolosi assembramenti» e «comportamenti che aggravino il contagio» e per chiedere «di intervenire effettuando controlli e verificando urgenza e indifferibilità delle operazioni effettuate da coloro che si recheranno negli uffici postali della provincia».
Un appuntamento imminente, il 26 marzo, sta togliendo il sonno ai dipendenti: domani sarà il primo giorno di pagamento delle pensioni con il sistema della turnazione alfabetica fino al primo aprile.
Si comincia con i cognomi dalla A alla B, venerdì dalla C alla D, sabato mattina dalla E alla K, lunedì dalla L alla O, martedì dalla P alla R e mercoledì dalla S alla Z.
Capiranno, gli anziani? Palella sintetizza: «Senza controlli sarà un disastro». La pensa così, anzi, peggio di così, Dario Francolino, esperto di crisis communications management alla Axess di Monza: «Occorre agire subito, ci sono solo 48 ore di tempo per evitare una catastrofe. Esiste», scrive in un appello inviato al ministro della Salute e a Posteitaliane, «il gravissimo rischio suicida che tra i 10 e i 13 milioni di pensionati italiani, sprovvisti di moneta elettronica e che non accreditano in banca la propria pensione, potrebbero aumentare rapidamente il contagio: non possiamo chiedere agli anziani di stare a casa e poi invitarli, se non hanno strumenti di pagamento elettronico, ad andare all’ufficio postale».
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