CORONAVIRUS
Verso la ripartenza delle messe
Controllo delle presenze: si chiede aiuto a vigili e Prociv
«Dopo tre mesi di gesso, cara grazia se stai in piedi. Osi qualche passo, magari non disdegnando una stampella o una spalla amica. A nessuno viene in mente di correre. Osiamo dunque qualche passo, con pazienza, nell’attesa di condizioni che consentano di celebrare ancor più degnamente l’Eucaristia».
Don Mario Antonelli, vicario episcopale per l’Educazione e la Celebrazione della Fede dell’Arcidiocesi ambrosiana, chiarisce così la sensazione con cui ci si approccia alla ripresa delle messe con il popolo sancita dal protocollo firmato a livello nazionale dal premier Giuseppe Conte, dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e dal presidente della Cei, Gualtiero Bassetti.
Il patto impone, a partire dal 18 maggio, accessi contingentati, l’igienizzazione dei luoghi e degli oggetti; le attenzioni da osservare nelle celebrazioni liturgiche e nei sacramenti; la comunicazione da predisporre per i fedeli.
Ora sarà l’Avvocatura della Curia a trasmettere ai decani le indicazioni e, a cascata, tutto arriverà ai parroci. In particolare serve chiarezza su come determinare la capienza del luogo della celebrazione e sulle procedure per l’igienizzazione del luogo stesso.
«Alla singola parrocchia spetta la responsabilità di prevedere e assicurare il contingentamento della partecipazione – spiega don Antonelli - Dalla convocazione per quartieri alla “prenotazione” in segreteria o tramite app. In ogni caso, nell’eventualità di dover contenere il numero dei partecipanti, raccomandiamo di non escludere gli anziani».
Di fatto il protocollo non prevede obbligo di sanificazione da parte di società specializzate, ma stabilisce la necessità di frequenti igienizzazioni di ambienti e arredi. L’Avvocatura indica persino le dosi di etanolo da utilizzare nell’acqua per ottenere soluzioni in grado di proteggere dal virus almeno cinque giorni. Da tutto questo andranno preservati quadri, statue, affreschi.
L’attenzione maggiore andrà dedicata a porte, maniglie, sedie e panche.
La Diocesi continuerà a incentivare la celebrazione domestica, ricordando che le messe online hanno comunque valore di precetto. Rimarrà la messa delle 11 in Duomo in streaming ogni domenica, ma anche le parrocchie potranno mantenere le abitudini avviate in questi mesi, preservando così anziani e coloro che non se la sentono di uscire.
L’idea di aumentare il numero delle messe sarà considerata «soltanto se la partecipazione attesa superi significativamente la capienza determinata». Ma chi farà i controlli? La Chiesa auspica la collaborazione di Comune, polizia locale e protezione civile.
«Ai pastori e ai loro collaboratori – chiarisce monsignor Fausto Gilardi, responsabile del Servizio diocesano per la pastorale liturgica - non mancherà la capacità di trovare soluzioni in ottemperanza a quanto è stabilito, conservando lo stile della pacatezza, della finezza e della carità pastorale per evitare che si stabilisca un’analogia tra l’andare in chiesa e il recarsi a fare la spesa al supermercato».
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