IL DIALOGO
Dal Politecnico a Villa Panza: Varese, il futuro è qui
La rettrice Donatella Sciuto ospite dell'incontro del Fai

Due donne, due visioni, un solo filo conduttore: l’idea che cultura, spazio e pensiero critico siano strumenti per leggere il presente e progettare il futuro. Da una parte Elena Brusa Pasqué, architetto e collaboratrice del Fai, dall’altra Donatella Sciuto, rettrice del Politecnico di Milano, prima donna a ricoprire questo ruolo nella storia dell’ateneo e originaria di Ispra. L’incontro si è svolto a Villa Panza, nel salone Impero, all’interno del public program Voci di Varese, un progetto che riunisce alcune delle voci più significative della città per riflettere sul suo passato, presente e futuro. «Varese è una città straordinaria ma ancora troppo poco conosciuta - ha detto Brusa Pasqué - . Si parla di Como, Bergamo o Brescia, poi c’è lei, che resta un po’ ai margini. Eppure ha tutto per essere attrattiva: 300 ettari di parchi pubblici e privati, oltre 3,5 metri quadrati di verde per abitante. Per non parlare delle sue mille vocazioni. È industriale, sportiva, ambientale, artistica. È viva, stratificata, sorprendente. Potrebbe essere perfetta anche per i giovani». Varese, per lei, non è soltanto una città da visitare, ma anche una città ideale dove vivere. «È un luogo stimolante, sostenibile, pieno di possibilità - ha aggiunto -. Ha una vocazione sportiva grazie agli impianti presenti, una vocazione industriale legata al suo tessuto produttivo, una vocazione culturale che si esprime nei musei, nei parchi storici, nelle ville, ma anche una vocazione universitaria molto importante. È una città capace di parlare a tanti giovani che cercano contesti a misura d’uomo, con verde, servizi, relazioni e futuro».
Su questa mappa di potenzialità s’è intrecciata la riflessione della rettrice Sciuto, che ha parlato di come il Politecnico stia lavorando, insieme all’amministrazione cittadina, a un piano strategico che possa essere il fondamento tecnico e culturale per la revisione del Pgt di Varese. «Abbiamo elaborato un documento che affronta i nodi della città contemporanea - ha precisato -: biodiversità, mobilità sostenibile, gestione del verde urbano, welfare locale, attrattività e abitare. Un piano che non è destinato a restare chiuso nei cassetti, ma a diventare base viva per le decisioni politiche».
Lo sguardo del Politecnico, intanto, si allarga anche alle dimensioni più urgenti del presente. «Oggi innovazione non significa solo tecnologia - ha precisato la rettrice -., perché significa anche pensare ai giovani e ai loro bisogni reali. Significa pure non dimenticare chi è ai margini, tanto è vero che Il nostro ateneo è impegnato anche sul fronte del disagio sociale. Non esiste futuro se non è inclusivo». Tra i passaggi più stimolanti, la riflessione sulla figura dell’architetto e dell’ingegnere. «Spesso si confonde la generalità con la superficialità - ha sostenuto Sciuto -, ma è esattamente l’opposto. Un bravo professionista oggi deve guardare oltre il proprio ambito, sapersi porre domande. Non può essere un tuttologo, ma deve avere coscienza critica. Per questo abbiamo introdotto nei corsi anche la filosofia della scienza. Il sapere tecnico ha bisogno di pensiero».
«Dialogo, complessità, bellezza» sono le tre parole che Brusa Pasqué ha scelto per fare una sintesi. In effetti il senso di questo incontro sta tutto nella capacità di ascoltare la città, proiettarla in avanti e restituirle una voce forte, consapevole e coraggiosa.
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