LA RICHIESTA
Due milioni per i figli di Laura Taroni
L’avvocato della famiglia dell’ex infermiera vuole da Cazzaniga un risarcimento per le morti di padre, nonno e nonna

I figli di Laura Taroni, se mai fossero accolte le richieste risarcitorie avanzate ieri dall’avvocato Maria Chiara Arca, potrebbero vivere economicamente sereni a lungo: a Leonardo Cazzaniga il legale che rappresenta Fabio e Riccardo ha chiesto 600mila euro per figlio come ristoro per l’omicidio del padre Massimo Guerra, 20mila euro a testa per il periodo di malattia che precedette la morte del quarantatreenne, 300mila euro a testa per la nonna Maria Rita Clerici e 90mila euro ciascuno per il nonno Luciano Guerra. Una cifra da cui ricavare una provvisionale di 250mila euro.
Del resto, i contraccolpi della relazione criminale che la madre ebbe con Cazzaniga sono tutt’ora allarmanti. L’udienza di ieri, lunedì 2 dicembre, in Corte d’assise è stata dedicata alle parti civili.
Ha aperto la discussione l’avvocato Carlo Basilico, difensore dell’infermiera che segnalò ai superiori, inascoltata, il protocollo Cazzaniga. «Nessuno fece nulla nonostante le denunce della mia assistita. Nessuno ha mai controllato. In un posto sano non sarebbe mai accaduto», ha ripercorso in modo efficace e diretto l’avvocato di Clelia Leto. «In ospedale sapevano e non fecero nulla, la mia assistita ha subito stress, danni psicofisici, contraccolpi cardiaci. Era sola, distrutta, ha perso la fiducia nel prossimo».
Incisivo anche l’avvocato Fabio Gualdi, parte civile della famiglia di Angelo Lauria. Il suo decesso fu quello che mise in allarme Leto, perché il paziente arrivò dall’Oncologia in codice verde e dopo poco spirò a causa di una grave dispnea.
«Il protocollo non era ispirato a principi morali ed etici, come sostiene l’imputato, Cazzaniga ha tradito il giuramento di Ippocrate, i familiari dei suoi pazienti e anche tutti noi che siamo in questa aula». E Gualdi ha concluso: «Si definiva Angelo della morte, riferendosi al concetto del profeta Ezechiele. Ma c’era un altro che godeva di quella definizione, Josef Mengele», il Todesengel di Auschwitz.
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