L’IMPRESA
Fabio, 4.000 chilometri di solidarietà
Da Gavirate a Capo Nord in bici per raccogliere fondi per i bambini malati

Quando l’emozione è talmente intensa che bisogna attendere qualche secondo prima che le parole sorgano dalla gola, si assiste a un momento di autentica gioia. E ci si sente partecipi dell’immensità circostante, che gli occhi di Stefania Francone faticano a contenere. Sono le ore 23 del 27 luglio: lei con il marito Fabio Zancan, 41 anni, ingegnere gaviratese, triatleta e finisher di cinque Ironman, ha raggiunto in bicicletta Capo Nord. Lui, partendo da Voltorre il 21 giugno scorso percorrendo 4.081 km; lei iniziando il viaggio il 17 luglio a Rovaniemi, il paese di Babbo Natale in Finlandia, distante dalla meta 850 km.
Hanno appena visto il sole di mezzanotte: la palla di fuoco che non è tramontata. Ha sfiorato l’orizzonte e ha ripreso a salire. È un’emozione troppo grande che hanno percepito già nell’ultimo tratto, faticoso, sì, ma vissuto nel silenzio dell’attesa di uno spettacolo che si sapeva andare oltre ogni immaginazione. «Il tempo era molto buono - spiega lui - e abbiamo colto l’occasione di anticipare l’arrivo di un giorno. È stata veramente tosta, ma l’ambiente è meraviglioso. Gli ultimi giorni sono stati belli, con un tempo favorevole. Si costeggia tanto il mare di Barents e la visione di colori bellissimi ci ha accompagnati. Siamo tornati alle due di notte con la luce pazzesca del sole che ha ricominciato a salire. Abbiamo assistito all’incanto del rosso che illuminava i fiordi».
«Io ero molto orgogliosa di Fabio - interviene la moglie - Poi la natura ci ha regalato questo spettacolo stupendo dopo una salita di due ore. Il ritorno è stato superlativo perché la natura ci ha offerto questi toni molto caldi. Continuavamo a guardarci in giro e a estasiarci. Abbiamo anche goduto di due bellissimi arcobaleni. L’emozione ha annullato qualsiasi tipo di fatica. Ora ci godiamo l’ambiente, sapendo di avere fatto qualcosa di molto, molto grande».
Già, perché quando la bellezza si coniuga con la solidarietà allora ci si sente completi. Questo viaggio è stato intrapreso da Fabio perché il suo pedalare «potesse cambiare qualcosa - sono parole sue - È stato il mio modo per trasformare la passione per lo sport in un’azione solidale». E ha pensato ad un cugino guarito dalla leucemia grazie anche alla presenza della Fondazione Letizia Verga, così il suo pedalare era finalizzato alla raccolta di fondi a favore di questa realtà che sostiene bambini affetti da malattie emato-oncologiche e patologie complesse. Utilizzando la piattaforma “Rete del dono” a cui è collegata, la Fondazione ha raccolto quasi dodicimila euro e la sua campagna è ancora attiva. «Per noi questa impresa è un gesto che tocca il cuore - scrivono dalla direzione - Una iniezione di fiducia e gratitudine verso un traguardo che è fatto di cura, ricerca e speranza».
Ripercorrere il viaggio di Fabio in solitaria significa vivere sorprese e difficoltà, sempre superate grazie allo stimolo della moglie e degli amici. Accompagnato fino a Zenna dagli amici della Varese Triathlon, aveva davanti a sé un percorso studiato da mesi nei minimi dettagli. Il suo carrello, contenente una sacca su cui era appeso il cartello “On the way … to North Cape” attirava l’attenzione di persone che non credevano ai loro occhi. Ha avuto la gioia di incontrare bambini che pedalavano da soli sulle piste ciclabili in Germania e in Svezia, giocando tra loro felici, e ha vissuto l’esperienza di andare in bici sotto una pioggia torrenziale.
Ma ha viaggiato soprattutto in sé stesso. Conclude: «Sapere che ogni euro donato era un piccolo passo per migliorare la qualità della vita di piccoli pazienti mi ha dato la forza per andare avanti. Ero felice di far fatica per loro». Poi un regalo speciale per lui: sentirsi ancora più unito alla moglie. Perché quando si dona si diventa più ricchi.
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