IN AULA
Fallimento Varese sotto i riflettori
Iniziato il processo per bancarotta fraudolenta, unico imputato Trainito

«Al momento del fallimento il debito complessivo del Varese, formatosi in varie annualità, era sugli 11 milioni di euro. In particolare si trattava di debiti tributari. Il curatore, poi, lo quantificò in 15 milioni».
Con la testimonianza di uno dei finanzieri che eseguì le indagini, è iniziato il processo per la bancarotta fraudolenta dell’As Varese 1910. Unico imputato è Massimo Trainito, vicepresidente della società calcistica per un breve periodo del 2015, anno in cui fu decretato il fallimento biancorosso. Deve rispondere, in concorso con l’allora presidente Alì Zeaiter, della distrazione di un totale di quasi 135mila euro della società. In che modo? Disponendo, nel giugno del 2015 (quindi cinque mesi prima del crac), sei bonifici a favore di se stessi: uno da cinquantamila euro per il vicepresidente («con la causale “spese sostenute e da sostenere”», ha spiegato l’investigatore delle Fiamme Gialle), gli altri cinque a favore del presidente.
La sentenza di fallimento risale a «qualche mese dopo la nomina di Trainito», ha poi dichiarato il consulente del pubblico ministero sui reati fallimentari, precisando che «il debito era già cristallizzato».
Nella prossima udienza (il 18 aprile) toccherà ai testimoni citati dall’avvocato difensore Matteo Pelli. Dovrebbe inoltre essere sentito lo stesso Zeaiter, la cui posizione è stata stralciata perché inizialmente era stato dichiarato irreperibile. Poi Zeaiter si è fatto vivo, tramite il suo legale (Andrea Boni), e quindi il procedimento nei suoi confronti è ripartito, ma ad un anno e mezzo di distanza deve essere ancora fissata l’udienza preliminare.
Il consulente ha poi ripercorso le tappe che portarono al fallimento, evidenziando che «la crisi finanziaria iniziò nel 2013. Il bilancio 2014 registrò una perdita di 11,8 milioni. La ricapitalizzazione avvenne con un assegno versato e poi ritirato».
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