IL PERSONAGGIO
Frangilli, l'arco da trionfo
L'intervista esclusiva alla "Prealpina" il giorno prima della gara: "Devo solo mirare e prendere il dieci"
Uno sbadiglio ed eccolo qua.
"Stavo dormendo". Dall’altro capo del filo c’è Michele Frangilli.
Venerdì 27 luglio è il suo giorno, il giorno prima per lui vigeva una sola parola d’ordine: relax. È lui l’apripista di una pattuglia varesina che si preannuncia più agguerrita che mai. La mattina del 27 luglio romperà il ghiaccio prima ancora della cerimonia inaugurale, perchè il turno di qualificazione del tiro con l’arco s’inizia molto presto: si comincia con il riscaldamento alle 8, un’ora dopo i tiri di prova, poi finalmente la grande sfida.
"Alle 6.10 abbiamo il pullman che ci porta al campo - bofonchia - per questo stavo riposando". Niente di male, almeno si spera.
L’arciere gallaratese ha già provato a tirare sul campo di qualificazione, quello a fianco del Lord’s Cricket Ground dove andranno in scena gli scontri per le medaglie.
"Tutto bene, tutto bene. Ho sistemato gli ultimi particolari e sono molto fiducioso. Resto della mia idea: le Olimpiadi sono una gara come le altre. Dovrò mirare il bersaglio e cercare di prendere il dieci. Finito qui".
Da venerdì mattina si farà sul serio, perchè i punti accumulati serviranno per stabilire il tabellone degli scontri individuali e per formare la griglia della gara a squadre. Che, già domani, assegnerà le prime medaglie.
Non è un mistero che l’Italia punti a salire sul podio. Michele Frangilli, Mauro Nespoli e Marco Galiazzo - se si esprimeranno secondo i loro migliori livelli - possono inseguire il grande risultato.
L’aviere varesino ha già due medaglie nel suo curriculum (un bronzo ad Atlanta 1996 e un argento a Sidney 2000). Gli manca il metallo più prezioso ma guai a chiedergli un pronostico. Risponderebbe sempre alla stessa maniera: "Cercherò di fare tutti dieci".
Spesso Michele è disarmante nelle sue risposte, ma fa parte del personaggio. Se la squadrà andrà bene, poi, sarà la più classica delle iniezioni di fiducia per i tre azzurri.
In particolare Michele ha tanta voglia di dimostrare al mondo intero (e in particolare alla Federazione italiana) che non è un atleta al crepuscolo e che l’esclusione di quattro anni fa a Pechino non è che se la sia dimenticata.
A 36 anni nel tiro con l’arco può ancora dire la sua. E bene. Lo sa papà Vittorio che è Londra con lui ma non con il gruppo italiano. Da un paio d’anni, infatti, è il commissario tecnico della Costa d’Avorio che ha portato ai Giochi Renée Kouassi. Anch’egli, come Michele, è alla sua quarta Olimpiade: le prime due le ha vissute da spettatore, ad Atene era al seguito della Nazionale italiana, ora di quella ivoriana.
"Qui è tutto ben organizzato, a parte il traffico che è caotico. Ma al villaggio si sta bene".
Nulla da dire sul cibo. Michele può andare sul sicuro e non rischiare, come accadde otto anni fa, di fare conoscenza con una brutta allergia.
"Siamo tranquilli - commenta Vittorio - per quanto si possa essere tranquilli ad una manifestazione olimpica", ed è già detto tutto. Non resta che ingannare il tempo, in vista della gara della vita. L’arciere gallaratese, per esempio, si diverte a collezionare pin di tutti i comitati olimpici. Ne ha già prese una sessantina ma conta di ampliare la raccolta. D’altronde la spedizione a Londra è appena cominciata, il bello viene adesso. La speranza è che Frangilli regali subito al gruppo varesino una grande emozione. Che serva da stimolo e contribuisca a ingrossare la sua collezione. Ma non di spille...
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