DOPPIO ARRESTO
Gallarate, derubato da una escort
Giallo sull’incontro al motel prima del furto

Qualcuno mente nella storia approdata ieri, 17 dicembre, a processo per direttissima davanti al giudice Veronica Giacoia: i due ventunenni arrestati dai carabinieri per furto aggravato di due tagliasiepi di certo non la raccontano giusta. È loro diritto, nelle vesti di imputati. Ma anche il proprietario dei decespugliatori, trentunenne italiano, non sembra essere stato del tutto trasparente con gli inquirenti. «Nei prossimi giorni sporgeremo denuncia anche noi», annuncia l’avvocato Gianluca Fontana, difensore sia della ragazza che del ragazzo di origini sinti.
La storia va ripercorsa a ritroso. Poco prima delle 16 di giovedì, un carabiniere fuori servizio ha notato un Doblò lanciato dietro a una Fiat Bravo, raggiunta ai margini della zona boschiva. Il militare ha allertato i colleghi del 112 perché nel frattempo dagli abitacoli erano scesi i passeggeri e avevano iniziato a picchiarsi. Quando la pattuglia è arrivata ha trovato solo la coppia che strepitava dicendo di essere stata minacciata da uno sconosciuto armato di pistola. Poco dopo è tornato però il trentunenne, a piedi: inveendo, ha raccontato che quei due avevano appena razziato il garage dove custodiva due motoseghe di alta qualità. E sorprendendo i ladri mentre entravano nella rimessa, adibita a magazzino, aveva deciso di inseguirli per riprendersi i suoi attrezzi. Visto che i due sfrecciavano come razzi, appena è riuscito li ha tamponati, «per fermarli».
I ventenni sono stati quindi arrestati in quasi flagranza di furto.
Ieri i rom sono comparsi in aula a Busto Arsizio per la direttissima chiesta dal pubblico ministero Ciro Caramore e quando la parola è passata alla ragazza c’è stato lo sviluppo inaspettato: «Il giardiniere mente. A casa sua non siamo mai stati. La verità è che io faccio la escort, lui mi ha contattata su un sito, mi ha telefonato e ci siamo dati appuntamento in motel». E ancora: «Io gli ho chiesto 150 euro, lui voleva darmene solo 100 e visto che non ci si intendeva me ne sono andata, fuori dall’albergo mi aspettava il mio amico in macchina. Lui mi ha seguita e ha iniziato a gridare e minacciare, chiedeva indietro i suoi soldi, era aggressivo. Ci siamo spaventati».
Sta di fatto che le motoseghe dal valore di 1400 euro in totale erano nella loro Fiat Bravo.
Il giudice li ha rimessi in libertà con obbligo di dimora e di firma.
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