IL CASO
Esplode lo smartphone, rischia l’udito
Uomo finisce in ospedale. Ora chiede i danni

C’era una volta la hot line, la linea telefonica bollente, che di incandescente aveva solo le conversazioni con le squillo. Ora esistono i cellulari roventi, ma con quel genere di svago nulla hanno a che vedere. Lo ha sperimentato un gallaratese che ad aprile ha acquistato in un centro commerciale un telefonino cinese che negli ultimi tempi sta spopolando, soprattutto perché i costi sono ridotti rispetto ai marchi più noti. Dopo qualche giorno l’apparecchio è esploso. L’uomo stava parlando con un amico quando ha iniziato a sentire puzza di bruciato, ma non è riuscito a liberarsi dello smartphone prima che prendesse fuoco.
Risultato? Ferita del condotto uditivo diagnosticata dal pronto soccorso di Busto Arsizio. Più tecnicamente, deficit percettivo pantonale all’orecchio sinistro. Ora, attraverso l’avvocato Livio Grandis, il gallaratese chiede il risarcimento danni alla società cinese che ha sede legale a Milano. L’incidente è accaduto il 24 aprile: i medici hanno sottoposto il paziente a esami specialistici, gli hanno prescritto antidolorifici, antinfiammatori e antibiotici, perché il rischio di un’infezione era elevatissimo. L’uomo è dovuto tornare in ospedale due giorni dopo per una visita audiometrica dalla quale sono emersi acufeni e ipoacusia sinistra e la prognosi non è ancora stabilita perché al gallaratese è stato dato un altro appuntamento dopo quindici giorni. L’avvocato Grandis chiede «il risarcimento del danno patito e anche di quello patrimoniale subito in conseguenza dell’inutilizzabilità del prodotto».
E soprattutto invita l’azienda «ad adottare tutti i più opportuni provvedimenti affinché non prosegua a immettere sul mercato un prodotto di elevatissima pericolosità per il consumatore». E spiega: «La circostanza dell’esplosione deve ritenersi gravissima per i rischi che ha comportato per la salute e l’integrità fisica del mio assistito».
Il botto è stato quasi uno shock sia per l’uomo che per i colleghi con cui stava facendo una pausa. L’istinto è stato quello di scagliare lo smartphone su un tavolo, ma ormai stava bruciando e il rischio è stato che il fuoco si propagasse ad altro materiale. Sono stati proprio i suoi colleghi a soffocare l’incendio e c’è da chiedersi: cosa sarebbe successo se l’apparecchio fosse scoppiato mentre era sotto carica, magari in un’altra stanza, su un comodino accanto ad oggetti particolarmente infiammabili? O se fosse stato in una borsa o nelle mani di un bambino?
Non può poi non venire alla memoria la tragedia di Legnano dello scorso febbraio, quando un uomo di 32 anni rimase folgorato nella vasca da bagno proprio perchè stava usando un telefonino.
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