IL DISSERVIZIO
Gallarate, niente udienze davanti al giudice di pace
Il giudice si presenta, ma in cancelliere non c’è nessuno: rinvio a data da destinarsi. Il problema cronico della carenza di personale
Ancora kappaò il Giudice di pace di Gallarate. Stamattina, giovedì 18 dicembre, avvocati e cittadini che si aspettavano di partecipare alle udienze si sono trovati davanti alla porta chiusa con un cartello che dice tutto: “Cancelleria chiusa”. Torna così a ripercuotersi anche sul normale svolgimento delle udienze la cronica mancanza di personale che assilla il palazzo della giustizia di viale Milano. A mancare non sono solo i giudici ma anche e soprattutto il personale della cancelleria così che basta una semplice assenza – magari per malattia – per mettere in stallo l'attività. Le udienze vengono fissate almeno al 2031.
LA POSIZIONE DELL’ORDINE DEGLI AVVOCATI
Nel pomeriggio è arrivata la nota dell’Ordine degli Avvocati di Busto Arsizio indirizzata, tra gli altri, al presidente della Repubblica e al ministro della Giustizia. «Dopo la nostra missiva del 3 luglio 2025 indirizzata al Presidente della Repubblica, dobbiamo prendere atto che, purtroppo, nulla è cambiato: il numero dei Giudici di Pace è rimasto invariato, ovvero un Giudice a tempo parziale per il civile e un Giudice per il penale presso l’Ufficio di Busto Arsizio e uno solo presso l’Ufficio di Legnano, e il numero del personale amministrativo non ha beneficiato di incrementi. Questa mattina, e non è la prima volta, a causa dell’assenza improvvisa dell’unica unità amministrativa, l’udienza penale a Busto Arsizio non si è potuta svolgere. La notizia ha colto di sorpresa sia i diciotto avvocati presenti alle ore 9.00 sia il Pubblico Ministero puntualmente presentatosi sia lo stesso Giudice di Pace che si è visto costretto ascrivere di proprio pugno il cartello da affiggere all’esterno dell’Ufficio per comunicare agli utenti il rinvio di tutti i processi. Altre persone nel corso della giornata (avvocati, imputati, parti civili e testimoni) si sono poi presentate, affrontando inutili spese, perdendo tempo e viaggiando anche da lontano. La situazione è insostenibile e manifesta una inaccettabile maleducazione della “Giustizia” nei confronti di tutti gli utenti tale da tradursi in un concreto rischio per lo stesso ordine pubblico. A prescindere, quindi, dalle responsabilità dei singoli o degli Organi in indirizzo, si impone senza ulteriore indugio un massiccio e incisivo intervento». L’Ordine resta in attesa di un «urgente cenno di riscontro prima di assumere ulteriori iniziative».
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