IN TRIBUNALE
Incontri hot, prete ricattato
«Dacci i soldi o mandiamo in giro il video». A processo per estorsione l’ex fidanzato del sacerdote e l’amico

«Se non ci dai i soldi, mandiamo in giro il video». E che video.
Sotto ricatto, nel 2009, finì un prete della zona. Lo tenevano sotto scacco due individui, un rumeno e un palermitano che custodivano un segreto scabroso: la sua relazione omosessuale con lo straniero.
Ora davanti al gup Piera Bossi compariranno entrambi, difesi dall’avvocato Stefania Gagni.
L’accusa è di estorsione. Il religioso, assistito dall’avvocato Tiziano Fracchia, non si costituirà parte civile ma seguirà il processo nelle vesti di persona offesa.
Stando a quanto ricostruito nel corso delle indagini il don avrebbe conosciuto innanzitutto il rumeno, un ragazzo giovane che forse nella chiesa cercava un conforto morale e materiale, data la situazione di indigenza.
Frequentava la parrocchia e i parrocchiani e con il tempo strinse un rapporto più profondo con il prete. Prete dagli orientamenti sessuali gay, tanto da intrecciare una vera e propria storia, abbastanza passionale da indurli a riprendere le loro performance erotiche con il telefonino.
E si sa, fin quando l’amore c’è, tutto è lecito e ben tollerato. I guai iniziano quando eros e sentimenti iniziano a calare.
Lo sa bene il sacerdote del piccolo paese del Gallaratese, che all’improvviso si ritrovò con le spalle al muro. Perché il ragazzo, a relazione interrotta, incominciò a chiedergli soldi in cambio del suo silenzio. Viceversa avrebbe diffuso e mostrato i filmati hot ovunque e a chiunque.
Per il religioso sarebbe stato uno scandalo insostenibile, per la comunità uno shock. E quindi il prete mise mano al portafogli, pagando ogni volta la cifra richiesta.
A un certo punto al rumeno si affiancò l’imputato italiano, al quale evidentemente erano stati girati i video bollenti. Per un po’ la vittima sopportò le angherie cercando di far fronte alle richieste estorsive.
Poi un giorno, non facendocela più, decise di rivolgersi ai carabinieri di competenza territoriale per denunciare i fatti. E adesso è arrivato il momento di chiudere i conti.
Al momento l’avvocato Gagni non ha avanzato alcuna richiesta di rito alternativo.
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