PROSPETTIVE
Gallarate, ospedale allo studio di Arexpo
Il sindaco affida la pianificazione del futuro alla società che ha creato Mind. La Regione paga le spese

Il futuro del Sant’Antonio Abate, almeno quello dell’enorme quantità di metri quadrati di aree e metri cubici di edifici che verrà esclusa dalle funzioni sanitarie rimanenti in città a ospedale unico costruito, ebbene la partita delle partite a livello urbanistico, sociale ed economico per Gallarate, sarà giocata con tattica e strategie studiate dallo staff più all’avanguardia che ci sia. Ovvero: Arexpo, realtà privata a maggioranza pubblica, che si è inventata il Mind (Milano innovation district) sulle preziose ceneri di Expo2015.
Oggi i suoi professionisti sono riferimento sicuro in termini di pianificazione di grandi interventi di rigenerazione urbana. Quindi, è una consulenza che costa. Ma chi paga? La Regione: l’impegno è stato strappato dal sindaco Andrea Cassani all’ultimo incontro della cabina di vigilanza sull’iter verso la struttura ospedaliera che verrà realizzata a Beata Giuliana e sugli accordi di programma. Il bello è che a tenere il rapporto diretto con la società mista sarà Palazzo Borghi e, soprattutto, il punto di partenza sul quale lavorare emergerà dalla commissione speciale Sanità. Così, al netto di sempre possibili intoppi nel percorso di formalizzazione dell’intesa con Palazzo Lombardia per la spesa, tra settembre e ottobre dovrebbe esserci il primo confronto.
Di fatto, i contatti tra l’ufficio Tecnico e lo studio di via Cristina Belgioioso 171 a Milano sono già in corso.
«È inutile che noi pensiamo all’utilizzo delle aree dell’ospedale cittadino che non sono mai state considerate di interesse sanitario per il futuro», spiega il senso dell’operazione Cassani. «Perché se, dopo averlo noi progettato, Regione e Azienda sociosanitaria territoriale Valle Olona decidessero una destinazione diversa, sarebbero energia e impegno buttati via». Insomma: «Benché sia il Comune a promuovere la rigenerazione urbana, serve assolutamente che Regione e Asst, cioè i proprietari, ci dicano le loro intenzioni».
Una necessità, quest’ultima, che negli ultimi tre mesi, dalla maggioranza all'opposizione fino ai componenti laici della commissione speciale, da Gallarate in direzione giunta Fontana, è stata affermata, segnalata, rivendicata e ribadita con sfumature diverse a cadenze praticamente regolari.
E ancora oggi il tema dell'ospedale unico e del destino del Sant’Antonio Abate rimane ben saldo nel dibattito locale.
Di conseguenza la mossa del sindaco avvia il meccanismo. Perché è vero che la nuova struttura intercomunale sarà pronta tra otto anni, ma è adesso che occorre pianificare.
«Abbiamo pensato di utilizzare Arexpo, ma non possiamo averne i servizi in modo gratuito», prosegue Cassani. «Sicché in cabina di vigilanza ho chiesto alla Regione di farsi carico della spesa e mi è stata data risposta affermativa. Dunque, appena verrà formalizzato l’accordo, sarà mia premura portare i professionisti in commissione Sanità per raccogliere le esigenze della città. Ci aiuteranno a fare sintesi: l’interesse collettivo è condiviso, ma ci sono sensibilità diverse». Non dovrebbe essere complicato. Del resto, la politica della società, come riportato sul suo sito, è aiutare «il territorio a immaginare il proprio futuro individuando realtà che possano realizzarlo».
L’ultima annotazione è sull’opera da centinaia di milioni che continua a far discutere. Conclude il sindaco: «Ora la mia più grossa preoccupazione è che si arrivi in fretta al nuovo ospedale. Sono contento che si schiacci l’acceleratore. Nel frattempo pensiamo al recupero del vecchio».
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