SANT’ANTONIO ABATE
Ospedale rifugio dei clochard
L’azienda ospedaliera chiude le aree a rischio con le grate ma i senzatetto si infilano in altri locali. È allarme

C’è il napoletano che si rifugia in un locale tra il Centro unico di prenotazione (Cup) e la Radiologia. Si mette lì con la sua compagna e chiude pure la porta a chiave (chi gliel’abbia data nessuno lo sa).
D’inverno sta al caldo e d’estate è al fresco grazie all’aria condizionata. Non se ne va neppure la famigliola di Cavaria (madre, padre e figlio). L’azienda ospedaliera ha messo le grate nel sottoscala per l’ambulatorio di Senologia e loro tre hanno preso cuscini e coperte e si sono trasferiti al piano inferiore, accanto al Trotti Maino. Sono lì che dormono tranquilli e beati alle 23.30. Ma il vero padrone di casa al Sant’Antonio Abate è colui che più volte ha aggredito il personale dell’ospedale e ha una sfilza di precedenti vari per violenza, tra cui il pestaggio del mite sacrestano della basilica Deodato. Lui si mette al quarto piano, nei locali a fianco alla Chirurgia. «Arriva alla sera, guarda con aria di sfida il personale, entra dall’ingresso dei dipendenti e va tranquillamente a rifugiarsi nella sua tana», racconta chi lo vede tutti i giorni passare. «Tra un po’ gli daranno la residenza».
MENANO LE MANI
Addetti alla sicurezza e forze dell’ordine non riescono a liberare l’ospedale dai clochard. Li invitano ad uscire, li accompagnano fuori. Quando va bene questi personaggi se ne vanno, poi rientrano da un altro ingresso. Quando va male menano le mani. Un paio di volte la settimana si fanno vedere anche i City Angels al Sant’Antonio Abate. D’inverno portano anche il termos con il the. Ma cosa possono fare? Li guardano, cercano di parlare con loro, ma questi non se ne vanno.
CAMBIANO POSTO
Sono mesi, forse anni che i clochard s’infilano in ospedale, tanto che l’azienda è stata costretta, oltre che a mettere le grate, a sbarrare le porte di alcuni reparti in attesa di ristrutturazione, come la vecchia Chirurgia. I senzatetto non si arrendono: cambiano i posti ma non se ne vanno da questa struttura. Anzi, si aggiungono sempre nuovi personaggi. Come il rumeno Radu che nei mesi scorsi si metteva nei sotterranei poi se n’è andato. E c’è da credere che ne arriverà un altro.
UBRIACHI IN VIA PASTORI
Difficile per il personale convivere con queste presenze. Di notte serpeggia la paura, ma durante il giorno è ancora peggio. Si moltiplicano gli insulti e le aggressioni al Pronto soccorso. L’ultimo martedì in tarda serata quando i parenti di un paziente volevano entrare a tutti i costi in auto, hanno insultato e spinto la custode. L’unica soluzione, in questi casi, è di stare calmi, non reagire e chiamare le forze dell’ordine, sperando che non succeda il peggio.
Qualche mese fa un polacco ha spaccato tutte e due le porte. E l’allarme si allarga se si considera che nell’edificio diroccato di via Pastori, a fianco del torrente Arno, tutti i giorni si rifugiano senzatetto, sbandati, ubriachi e - sostiene qualcuno - qualche spacciatore. Può succedere che gridino e litighino tra loro, anche a tarda ora in un contesto di totale anarchia. Quell’immobile è del Comune, doveva ospitare il centro prelievi, ma non ha mai visto la luce. In compenso si è insediato un gruppo di senzatetto che, fino a qualche tempo fa, aveva pure un cane mordace. Qualcuno di loro s’infila in ospedale. Ad ingrossare le fila del popolo della notte.
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