SINTI
«Mio figlio vede le ruspe e piange
Paura e tensione all’accampamento di via Lazzaretto. Appello dei nomadi: «Incontriamoci con il sindaco in prefettura»
C’è un bambino che gioca con una bottiglia, un altro che sta con il suo cagnolino, un terzo che passa in bicicletta. «Sono 43 i minori qui al campo, se li prende in carico tutti il Comune?».
A testa costerebbero 120 euro al giorno, almeno questo sostengono i sinti dell’accampamento di via Lazzaretto. In poco tempo farebbero andare al collasso il bilancio dell’ente locale. Ma non è la questione economica quella che conta. «Guardi, mio figlio quando vede una ruspa si mette a piangere», spiega una mamma. Da questa affermazione capisci che tra le famiglie accampate tra case mobili e roulotte da qualche giorno alberga un sentimento strano fatto di amarezza, di delusione, di rabbia. E di terrore.
Non siamo tranquilli
Appena entrati al campo si fa incontro una donna con i capelli neri e lo sguardo adirato. Non ne può di quel che sta succedendo. Non sapendo con chi prendersela, inizia ad attaccare i giornalisti. Un altro, invece, impreca con chi li vuole cacciare via: «Se mi distruggono la famiglia, non so che cosa faccio». Il clima si surriscalda, mentre qualcun altro avvisa che ci sarebbe già in ballo l’organizzazione di una manifestazione in piazza con i bambini davanti al municipio per rivendicare il diritto di rimanere a Gallarate e di combattere ogni discriminazione. «Non siamo tranquilli, non possiamo essere tranquilli», vanno ripetendo anche gli anziani del campo. Alla via della guerra e del muro, però, si affianca quella del dialogo e della ragionevolezza.
Ci mettiamo in regola
A farsi portavoce del fronte trattativista è Ivano Tribini, già in una precedente occasione pronto a trovare una soluzione ragionevole per uscire dall’impasse. Parla pacato ma deciso: «Siamo disponibili a metterci in regola, anche se questo campo non l’abbiamo fatto noi ma ci hanno messo loro (il riferimento è all’amministrazione guidata dal sindaco di Forza Italia Nicola Mucci nel 2007, ndr). Siamo pronti a regolarizzare tutto e non abbiamo mai dato disturbo a nessuno. Non si può però chiederci di metterci in lista per una casa popolare. Ci sono già 280 persone che aspettano, non si potranno mai trovare gli alloggi per tutti noi. Meglio sarebbe legalizzare questo posto. Oppure, se proprio dobbiamo andarcene, chiediamo delle micro-aree in cui poterci organizzare con le nostre abitazioni. Non vogliamo lo scontro, però il Comune ci deve ascoltare».
Non si può nomadare
Il faccia a faccia con il sindaco della fine di giugno, purtroppo, non ha dato esito positivo. «Ci ha detto che siamo nomadi e che dobbiamo nomadare. Ma così non si risolvono i problemi». In verità tutti i sinti che abitano in via Lazzaretto sono residenti a Gallarate, quindi una soluzione va trovata. Naturalmente, deve essere all’insegna della legalità. Proprio per questo Tribini rilancia la proposta formalmente inviata nei giorni scorsi alla prefettura di Varese da un gruppo di associazioni e di realtà che si sono schierate al loro fianco di incontro con il responsabile governativo provinciale (o di un suo rappresentante, visto che Enrico Ricci, da poco nominato, si deve ancora insediare, ndr) e con il sindaco Andrea Cassani. Ciò per mantenere la porta aperta al dialogo e alla trattativa. Unica possibilità raggiungere una soluzione.
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