SINTI
Sgombero, quattro mesi dopo
I sinti sono sempre in giro, fa discutere ancora la chiusura di via Lazzaretto.
Le famiglie sinti gallaratesi oggi sono divise: cinque trovano riparo in una casa di emergenza messa a disposizione dal Comune fino a settembre — sono entrate in questi giorni dopo che erano state loro assegnate in gennaio: gli alloggi dovevano essere sistemati — e le altre sette da una settimana sono sparse per la città.
Alcune hanno sistemato il camper in un parcheggio, altre hanno trovato un punto tranquillo nel quale sostare. Insomma, dopo essere state cacciate anche dall’area privata di via Aleardi che avevano occupato abusivamente, hanno ripreso il nomadismo su territorio comunale. Con un unica certezza: «Da Gallarate non ce ne andiamo».
Insomma, a quattro mesi dallo sgombero del campo di via Lazzaretto il problema sociale rimane. Come resta costantemente vivo il tema, in particolare nell’imminenza delle elezioni, nel confronto politico: il dibattito dentro e fuori dall’aula ruota sul rapporto costi-benefici dell’operazione messa in atto dall’amministrazione del sindaco Andrea Cassani.
E il fatto che durante l’ultima seduta consiliare sia emerso anche un riferimento agli alloggi popolari congelati perché non ristrutturati finisce per ampliare il ventaglio di settori interessati dal caso: da giorni si parla di 84 appartamenti che, se sistemati, potrebbero essere destinati a tutte le famiglie sinti (per la loro emergenza sono balzate in testa alla graduatoria) e a numerose altre famiglie gallaratesi che attendono un alloggio da tempo.
Dunque, il dibattito è aperto. Di fronte chi vede dei meno e chi dei più nello sgombero.
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