CORRUZIONE
Tamponi falsi ai no vax: 25mila euro in tre mesi
Inchiesta della guardia di finanza, nel mirino un’ottantina di test eseguiti nel 2022 a Gallarate: 14 indagati
La pandemia e le sue due facce: quella del mutuo soccorso, dell’angoscia che univa e dei sacrifici e poi quell’altra, cinica, individualista, amorale. La chiave della libertà era il green pass, ma per ottenerlo era necessaria la vaccinazione oppure la guarigione dal virus, certificata dalla positività del tampone.
L’OCCASIONE INGOLOSISCE
A quanto pare ci fu chi improvvisò un business: fornire test fasulli, così da evitare ai no vax l’obbligo di porgere il braccio al modico costo di 300 euro. Succedeva a Gallarate tra novembre 2021 e febbraio 2022, questo almeno è l’esito dell’indagine condotta dal pubblico ministero Carlo Alberto Lafiandra e dalla guardia di finanza, la cui chiusura è stata notificata in questi giorni. In quattordici dovranno rispondere di corruzione. Al centro del sistema ci sarebbero un’infermiera – dipendente di un centro diagnostico – , il marito e una donatrice di campioni che aveva davvero contratto il Covid 19 e che, prima di negativizzarsi, ne fece un’opportunità. Il guadagno illecito stimato dagli inquirenti in poco meno di tre mesi è di 25mila euro; 80 i furbetti che avrebbero approfittato di quell’escamotage. A supporto dell’attività investigativa ci sono le intercettazioni ambientali e telefoniche disposte in seguito alla segnalazione arrivata alle Fiamme Gialle: ci sarebbero dialoghi inequivocabili tra l’infermiera e il coniuge. L’uomo aveva il compito di contabilizzare i compensi ricevuti sotto banco.
COMPLICITÀ
Al momento non risulta il coinvolgimento del centro diagnostico in cui lavorava la cinquantenne gallaratese e neppure dei laboratori che processavano i prelievi salivari e orofaringei destinati all’Ats. Ma i dettagli dell’inchiesta non sono ancora stati resi noti, quindi potrebbero emergere ulteriori connivenze a qualsiasi livello. I quattordici indagati hanno venti giorni di tempo per chiedere l’interrogatorio alla Procura o per depositare una memoria difensiva.
VIA D’USCITA
A distanza di anni i più hanno dimenticato gli spasmi della fame di normalità e di socialità. Nel 2022 c’era però chi avrebbe fatto carte false per garantirsi sei mesi di cene al ristorante, serate nei locali, viaggi esotici, contatti ravvicinati. Chi si rivolgeva all’infermiera otteneva il lasciapassare che spettava solo ai vaccinati o a soggetti che pur avendo contratto il virus erano riusciti a uscirne indenni. Uno schiaffo in pieno volto a chi – a causa della pandemia e di chi raggirava le normative – non poté neppure dare una degna sepoltura alle persone più care vinte dal coronavirus. Perché anche i funerali erano banditi, onde evitare la crescita incontrollata della parabola dei contagi.
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