L’EMERGENZA
Micini abbandonati: task force di balie
Allarme estivo all’Apar: gattini da svezzare, allattandoli ogni quattro ore
Decine di gattini sono stati abbandonati nel corso dell’estate. Mici giovanissimi, anche nati solo da pochi giorni, quindi bisognosi di essere svezzati per non morire.
Alle strutture Apar del territorio, quindi a Busto come a Gallarate, sta capitando spesso che arrivi qualcuno che chiede di soccorrere dei felini ancora giovanissimi ritrovati durante una passeggiata, oppure a bordo strada, radunati in tre o quattro (cioè a cucciolata) dentro sacchetti o scatoloni, lontani dall’indispensabile presenza della mamma.
In qualche occasione i mici sono stati depositati all’ingresso del canile. Ed è sempre lì che, per non farli morire, si è spontaneamente creata una rete di balie volontarie.
«Persone di cuore che si prendono un impegno gravoso con questi piccolini - spiega Anna Gagliardi - perché significa accogliere gruppi di gatti appena nati e in condizioni fisiche precarie, portarseli a casa e dar loro del latte con il biberon ogni quattro ore».
Insomma, una faticaccia che richiede grande disponibilità di tempo per prestare le cure agli animali.
Oltretutto con la consapevolezza che «in tanti casi gli sforzi non bastano, visto che ci sono cucciolate che restano per troppo tempo senza nutrirsi, vanno in ipotermia e non riescono a riprendersi. Ed è uno strazio quando non ce la fanno nonostante si faccia di tutto».
Il fenomeno è nuovo - perlomeno per le dimensioni eclatanti che ha assunto in questi mesi - e sta mettendo in serio affanno tanti volontari che ruotano attorno alle strutture.
Apar è un’associazione il cui nome viene automaticamente abbinato alla gestione del canile (a Gallarate c’è anche il gattile), ma chi opera in quelle realtà è in generale un amante di tutti gli animali, collabora con le oasi feline della zona, gira per le colonie di randagi per portare il cibo e quindi si spende sempre con dedizione davanti a un’emergenza.
«Se non fosse per questo gruppo di balie, non sapremmo come fare», riprende Gagliardi.
Anche perché i numeri recenti sono impressionanti.
«Nel territorio possiamo parlare di una ventina di casi, quindi fra i 60 e 70 gattini, e stiamo parlando solo di quelli che qualcuno ci segnala o ci porta direttamente qui».
Il messaggio va dunque a chi si disfa di questi neonati: «È incomprensibile che si butti una cucciolata in mezzo a un prato, dentro un sacchetto. Io non capisco perché la gente, se proprio non vuole badare a questi piccolini, non venga a parlare con noi per trovare una soluzione, che dovrebbe in primis essere quella di non staccarli dalla madre finché non li ha svezzati».
Già, perché i primi due mesi di vita sono i più delicati e complicati: «Per provvedere a un periodo di mantenimento e alle successive adozioni ci si può attrezzare, ma queste emergenze continue e spesso dall’esito negativo sono un’assurdità che deve finire».
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