L’ATTESA
Giacomino è ancora grave: un paese in ansia
Dopo l’investimento in via Cavallotti a Gavirate. Tutti lo conoscono e gli vogliono bene: a Oltrona al Lago un murale dedicato a lui
Sono sempre gravissime ma stazionarie le condizioni di Giacomo Zucchinetti, conosciuto come Giacomino, il sessantacinquenne investito venerdì scorso, 23 agosto, alle ore 6.05 in via Cavallotti, mentre attraversava la strada in un punto molto pericoloso. Sul posto sono giunti immediatamente l’automedica, l’autoambulanza e i carabinieri di Varese. L’uomo è ricoverato all’ospedale di Circolo del capoluogo, dove si è recato a trovarlo anche il coadiutore del parroco, don Luca Tocchetti.
L’ATTESA DI GAVIRATE
La notizia è scaturita in un tamtam fulmineo per Gavirate, tanto la sua caratteristica figura è conosciuta. Un’attesa collettiva di buone notizie che, purtroppo, non stanno arrivando. Se avesse la possibilità di essere cosciente e sapesse quanto si parla di lui, Giacomino sarebbe felice perché si renderebbe conto di quanto è amato. Nella sua solitudine, mentre cammina e cammina instancabilmente tutti i giorni per le strade di Gavirate e delle frazioni, con il suo incedere sempre uguale, il capo chino, rispondendo alle “voci” interiori che gli tengono compagnia, ha attorno tante persone che gli vogliono bene. Chi gli offre un caffè, chi una sigaretta (se non la cerca lui). Già ieri mancava quel non poter offrire. È una persona che, pur vivendo nel suo mondo, si sente il bisogno di proteggere, di custodire.
IL MURALE A OLTRONA
Ieri, poi, per Gavirate è stata una giornata particolare: fin dal mattino si è diffusa la notizia errata del suo decesso. È stato un alternarsi di dubbi, certezze e Giacomino, dal suo letto d’ospedale, lottando contro la morte, ha avuto il potere di far sentire uniti tutti nella speranza, pur sapendo della estrema difficoltà che sta vivendo. La sua figura aveva anche ispirato un murale artistico su una parete privata a Oltrona al Lago in via Unione. «Volevo offrirgli un caffè e non l’ho fatto», ha detto un cliente in un bar, mostrando il suo dispiacere. Ognuno lo ricorda a suo modo, immaginando di poter recuperare qualche mancanza nei suoi confronti o contento di averlo fatto felice un attimo. Giacomino è riuscito a farci sentire più umani, a far emergere quel bisogno che abbiamo tutti di sentirci una comunità.
© Riproduzione Riservata


