L’ANALISI
«L’agricoltore non molla, ma le istituzioni ci aiutino»
L’intervento del presidente Giacomo Brusa. Alle Ville Ponti l’assemblea di Confagricoltura Varese con Giorgetti e Fontana

Occorre «un patto concreto per la terra varesina – dice il presidente di Confagricoltura Varese, Giacomo Brusa, nella sua relazione all’assemblea in corso oggi, domenica 4 maggio, alle Ville Ponti –. Chiediamo alle istituzioni di fermare il consumo di suolo agricolo. Non è più tollerabile che ogni Piano regolatore continui a sacrificare ettari di terra fertile. Vogliamo strumenti urbanistici che tutelino e premino chi mantiene attiva l’agricoltura». Il settore ha vissuto momenti difficili: guerre, fluttuazione dei mercati, costo dell’energia, dazi, incertezze «rendono la vita di ogni imprenditore tutti i giorni più complicata e incerta. Noi agricoltori combattiamo ogni giorno anche con le incertezze del tempo che non sembra più essere galantuomo e le nostre aziende non hanno un tetto sopra la testa: il 2024 è stato l’ennesima consecutiva pessima annata, per le intense precipitazioni durate fino a luglio: azzerato il raccolto di miele, compromesse le raccolte de cereali vernini, ritardate le semine dei cereali a semina primaverile, perdite nella fienagione con conseguenti forti ripercussioni sui bilanci di tutte le imprese agricole». Senza dimenticare la burocrazia: «Ma l’agricoltore non molla, resiste sempre. È abituato a stringere i denti, sa di dover difendere il suo lavoro e la sua terra». Le sfide nella fascia prealpina e pedemontana sono ancora di più e hanno il nome di fauna selvatica «totalmente fuori controllo, suoli agricoli sottratti alla coltivazione, polverizzazione estrema, assenza di una politica specifica. L’agricoltura a Varese è materia da eroi, non da semplici imprenditori», incalza Brusa, presidente al terzo mandato consecutivo dal 2017. I cinghiali «devastano prati e semine, il lupo è tornato sulle nostre montagne, non possiamo continuare con gli indennizzi irrisori, chi custodisce i pascoli deve essere tutelato, non abbandonato». E i boschi «sono diventati terra di spaccio in mano a bande criminali. Non è questa la provincia che vogliamo».
GIORGETTI: «POSITIVO IL RITORNO DEI GIOVANI ALL’AGRICOLTURA»
Al centro congressi di Biumo Superiore – alla presenza del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e del governatore lombardo Attilio Fontana – si stanno affrontando diversi temi: dall’allarme sulla sottrazione dei terreni agricoli alla fauna selvatica fuori controllo. Alla tavola rotonda successiva, moderata dal direttore di Prealpina Silvestro Pascarella è intervenuto anche il ministro Giorgetti: «L’agricoltura non può delocalizzare, non può andare dove il lavoro costa meno o dove si pagano meno tasse e quindi davanti alle difficoltà rischia di chiudere. Accanto ad alcuni elementi negativi, come il consumo di suolo che dev’essere fermato, ce ne sono altri positivi, come la nascita di nuove imprese grazie al ritorno dei giovani. Negli ultimi vent’anni, per una generazione intera, l’attività agricola è stata considerata culturalmente degradante, ora è tornata a essere qualificante. Oltre al fascino innegabile, serve una dimensione imprenditoriale ed economica».
L’IMPEGNO DELLE ISTITUZIONI
Temi a cui hanno risposto le istituzioni presenti: «La Lombardia ha fatto tutto quello che era in suo potere per controllare la fauna selvatica, chiediamo aiuto ai cacciatori perché la piaga è doppia. I cinghiali divorano le semine ma diffondono anche la peste suina. Abbiamo una legge che tutela il territorio e spinge alla rigenerazione: si potrebbe fare di più per l’agricoltura di collina, che ha esigenze diverse rispetto alla pianura e alla montagna». Il vicesindaco del Comune di Varese, Ivana Perusin, ha ricordato i capisaldi del Pgt: «Abbiamo già salvato l’equivalente di 30 campi da calcio, 250mila metri quadrati di territorio e proseguiamo l’impegno contro il consumo di suolo in un territorio verde, fatto di parchi e di ambienti unici come il nostro lago».
SGUARDO LUNGO
In fondo chiunque decida di fare l’imprenditore oggi deve avere un coraggio da leone e forse essere un po’ folle, pensando al peso delle responsabilità, alla tassazione, allo scenario mondiale, alla burocrazia e alla difficoltà di trovare i giusti collaboratori. Lo ha detto con chiarezza alla Prealpina il presidente di Confagricoltura Varese, anticipando i temi della 78esima assemblea generale. Al centro, il concetto di programmazione, “L’agricoltura che vogliamo nella Provincia che vorremmo”, con lo sguardo lontano: «Tutto nasce dalla discussione scaturita proprio dalle pagine della Prealpina in questi mesi sul futuro del territorio dietro la spinta del presidente della Provincia Marco Magrini – spiega Brusa –. Una visione che ha animato il consiglio, nel chiedersi che cosa sarà la nostra provincia fra cinque o dieci anni, partendo dal livello europeo fino a quello locale». La spinta è rivolta alle istituzioni, al mondo sindacale e associativo, ai singoli cittadini che non sempre hanno questa vista lunga. Al centro c’è la richiesta alla politica di «arrivare finalmente a un Piano agricolo nazionale che manca da oltre mezzo secolo - incalza il presidente -. Tema quanto mai legato alla nostra provincia che sarà al centro del nostro incontro». Ragionamento che parte dai numeri e dal senso di realtà: «La provincia si estende su 1.200 chilometri quadrati, di cui 550 occupati da boschi e 110 di superficie agraria utile - puntualizza Brusa -. Le imprese agricole sono 1.950, il 3,3% del totale, produciamo lo 0,5% del Pil e abbiamo l’1% di addetti. Per sgomberare il campo da qualsiasi equivoco sappiamo che non potremo mai essere i primi attori, ma altrettanto bene sappiamo di essere essenziali. Perché l’agricoltura è paesaggio, è ambiente, è difesa del territorio. E poi serve, perché 800mila persone non possono vivere qui occupandosi solo di turismo e servizi. Che cosa bisogna fare, dunque, per stimolare il settore e renderlo sempre più protagonista?». Non bisogna dimenticare che «viviamo in una delle province più urbanizzate d’Italia – dice Brusa –: dal 1985 a oggi 35mila ettari di superficie agricola sono diventati 11mila. C’è sempre meno territorio da lavorare. Per questo la nostra è un’agricoltura eroica, che resiste, che fa da presidio al territorio. Senza, non c’è sviluppo e soprattutto saremmo costretti a spalare fango per la mancata difesa. Per questo chiediamo alla politica più attenzione al nostro mondo».
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