SUL PALCOSCENICO
Guanciale e Montanari in un thriller psicologico dai ritmi serrati
“L’uomo più crudele del mondo” è nella Sala Grande del Teatro Parenti di Milano dal 5 al 7 maggio

«Fino a dove può spingersi la crudeltà dell’uomo? Qual è il limite che separa una brava persona da una bestia? A cosa possiamo arrivare se lasciamo prevalere l’istinto sulla ragione?». Così scrive Davide Sacco nelle sue note di regia per spiegare quali domande lo hanno guidato nella stesura del testo L’uomo più crudele del mondo che, con Lino Guanciale e Francesco Montanari, è nella Sala Grande del Teatro Parenti di Milano dal 5 al 7 maggio. Spettacolo dalle tinte noir, mette a confronto in una stanza spoglia e fredda di un capannone abbandonato il proprietario della più importante azienda di armi d’Europa e un giovane giornalista di una testata locale scelto per intervistarlo. In una chiacchierata che prende una strada molto strana. «Volevamo che il pubblico fosse costantemente destabilizzato e non avesse certezze, che si calasse insieme ai personaggi in un viaggio in cui il rapporto tra vittima e carnefice è di volta in volta messo in discussione e ribaltato – prosegue nelle sue note il regista -. La “feccia” di cui parlano i protagonisti non è visibile nella scena, fatta essenzialmente di luci fredde e asettiche, ma deve emergere gradualmente fino al finale, in cui speriamo che il titolo dello spettacolo possa diventare nella testa degli spettatori non più un’affermazione ma una domanda per riflettere sulla natura del genere umano». Lasciando emergere le personalità dei protagonisti con dialoghi serrati.
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