DELITTO DI CASBENO
«Ho sbagliato, ti chiedo scusa»: Manfrinati scrive al figlio
Durante l'udienza l’imputato ha letto alcuni passaggi della lettera. Disposta la perizia psichiatrica
«Sono stato sciocco, ho agito con rabbia, senza pensare. Ho litigato con la mamma per vederti. Ero stanco di tutto, ma non dell'amore per te. Ti chiedo perdono, ho sbagliato. Mi sento in colpa, soprattutto nei tuoi confronti. Non ho resistito, ero arrivato a fine corsa. Questo è il peso che mi porterò dentro per sempre. Sono certo che ci rivedremo, aspettami. Ti amo molto, sei tutto il mio cuore. Il tuo papà». Sono alcuni passaggi della lettera che Marco Manfrinati ha scritto al figlio e che ha letto in aula. Oggi, venerdì 19 dicembre, l'ex avvocato ha infatti rilasciato spontanee dichiarazioni durante il processo in Corte d'Assise che lo vede imputato del tentato omicidio dell’ex moglie Lavinia Limido e dell’omicidio del padre di lei, Fabio, intervenuto per difendere la figlia, aggredita a coltellate in via Menotti il 6 maggio 2024.
Poi l'istruttoria è proseguita con la discussione in merito alla perizia psichiatrica sull'imputato, in carcere dal giorno del delitto, chiesta dalla difesa di Manfrinati (avvocato Elio Giannangeli) e su cui i giudici non si erano ancora espressi. La medesima istanza, alla quale si sono opposti il pm Maria Claudia Contini e la parte civile (l’avvocato Fabio Ambrosetti per la famiglia Limido-Criscuolo), era già stata respinta dal gup in sede di udienza preliminare. Ma la Corte d’Assise ha deciso di disporre l’accertamento sulla capacità di intendere e di volere al momento del fatto e sull’eventuale pericolosità sociale dell’imputato. L’incarico allo psichiatra sarà conferito nella prossima udienza, il 16 gennaio 2026.
All’ex avvocato la Procura contesta diverse aggravanti: la premeditazione (inizialmente ipotizzata solo per l’accoltellamento di Lavinia, poi estesa anche all’omicidio del suocero), la crudeltà, il vincolo di parentela, la minorata difesa e l’aver commesso il fatto contro le persone offese dal reato di stalking (per il quale Manfrinati è stato condannato a quattro anni, cinque mesi e venti giorni di reclusione). Per quest’ultima aggravante rischia l’ergastolo.
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