L’INCONTRO
I ragazzi del Cairoli incontrano il prof. Luca Longo: intervista tra passato e futuro

«Possono le macchine pensare?» È questo il quesito che Alan Turing, padre dell’intelligenza artificiale, pone alla base del proprio saggio pubblicato nel 1950 “Computing Machinery and Intelligence”, ed è anche uno degli argomenti trattati dal professor Luca Longo, insegnante e ricercatore presso la Technological University di Dublino, durante l’incontro con le classi VE e IIE del Liceo Classico E. Cairoli di Varese. Le due classi hanno avuto modo di incontrare il professore in occasione dello stage linguistico di una settimana (07-13 aprile) nella capitale irlandese previsto dal progetto English Plus, percorso di studi classici con un potenziamento nello studio della lingua inglese. L’incontro è stato strutturato come un’intervista svolta direttamente dagli studenti e le domande hanno riguardato una vasta gamma di argomenti inerenti non solo allo sviluppo dell’intelligenza artificiale, ma anche al percorso formativo del professor Longo, iniziato proprio a Varese. Dopo aver frequentato l’istituto F. Daverio e aver iniziato a lavorare come programmatore, è stato proprio il sentimento della mancanza di un qualcosa a spingerlo a studiare informatica, corso di laurea che ha seguito presso l’università dell’Insubria di Varese. Come lui stesso ha raccontato, non è stato un percorso facile, ma dopo il conseguimento della laurea ha preso la decisione di trasferirsi in Irlanda viste le numerose opportunità che la nazione aveva da offrire. Proprio a Dublino ha conseguito il dottorato, ha frequentato diversi master e ha infine ottenuto la cattedra alla Technological University Dublin. Le domande degli studenti si sono poi concentrate principalmente sull’attività di ricerca che il professor Longo svolge nel suo laboratorio insieme ad alcuni studenti.
In modo semplice e accessibile a tutti, il professore ha spiegato come il suo lavoro sia incentrato sullo sviluppo delle passive-Brain Computer Interfaces (interfacce-cervello-macchina passive), sistemi che si basano sull’analisi dell’attivazione cerebrale, attraverso l’intelligenza artificiale, per lo sviluppo di interfacce interattive a misura duomo, per esempio per soggetti con disabilità motorie. Si è anche discusso in linea generale di intelligenza artificiale, introducendo concetti come l’apprendimento automatico, che permette alle macchine di apprendere a riconoscere, per esempio, oggetti in una immagine automaticamente, partendo da una consistente mole di dati. Un processo che avviene, ad esempio, anche nei neonati che, attraverso la vista, incamerano dati che poi serviranno a sviluppare il riconoscimento di oggetti e di pattern ricorrenti. Inevitabilmente ci si è anche interrogati sulla pericolosità del continuo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Secondo il professor Longo è piuttosto improbabile che si arrivi alla “singolarità tecnologica”, cioè ad un punto in cui il progresso tecnologico accelera oltre la capacità di comprendere e prevedere degli esseri umani. Sicuramente però molte professioni saranno presto sostituite dalle macchine (processo già iniziato con la Rivoluzione Industriale); inoltre rimangono sempre i dubbi etici sull’utilizzo di queste tecnologie che possono essere sfruttate per scopi non eticamente corretti da varie entità. I governi sono i migliori candidati enti a poter regolamentare la ricerca e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Si è anche discusso di didattica e non solo per i cambiamenti che questa potrebbe subire con l’introduzione dei nuovi mezzi tecnologici. Il Prof. Longo ha infatti introdotto il concetto di Community of Enquiry (comunità di ricerca), metodo utilizzato dal professore con i suoi studenti. Come egli stesso ha spiegato, le sue lezioni non sono frontali, ma vogliono indurre lo studente a giustificare le proprie idee e i propri progetti, creando allo stesso tempo un clima meno formale. Longo è stato, fra l’altro, il vincitore del titolo di “National Teaching Hero” nel 2016 e nel 2021, riconoscimento che si consegue in seguito ad una votazione da parte degli stessi studenti irlandesi.
Non sono inoltre mancati consigli sulla scelta universitaria per gli studenti più grandi, ai quali il professore si è rivolto invitandoli a studiare la materia di cui sono veramente appassionati, approfondendola il più possibile e, magari, completando gli studi con specializzazioni in università estere, ma a partire dalle solide basi che gli atenei italiani permettono di costruire.
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