LA CULTURA
Il capolavoro ritrovato
Venerdì 22 febbraio la presentazione del "Naufragium Italicum" storia d'un caotico decennio di crisi, scritta nel '500 dal notaio gallaratese Bernardino Ferni
S'intitola Naufragium Italicum e, visti i tempi, quest'opera letteraria è in perfetta assonanza col clima sociopolitico nostrano.
La curiosità è però che questo libro ha quasi cinquecento anni ed è stato scritto da un notaio gallaratese del 1500, Bernardino Ferni (1507/'59).
Il Lions Club Gallarate Host, la sera di venerdì 22 febbraio, alle ore 21, organizza un incontro aperto al pubblico (ingresso libero) al Museo della Società Gallaratese per gli
Studi Patri, in via Borgo Antico.
L'occasione è proprio la presentazione dell’opera di
Ferni, "riscoperta" grazie all’avvocato Massimo Palazzi (coautore della pubblicazione), alla Biblioteca Ambrosiana, proprietaria del manoscritto e che ne ha consentito gratuitamente la pubblicazione e al patrocinio dell’Associazione sindacale dei Notai della Lombardia.
Proprio quest'ulima – nonostante la grave recessione che colpisce pesantemente anche gli studi notarili e le assai incerte prospettive circa il futuro della professione – ha coinvolto trentacinque professionisti della zona, che non hanno esitato a fornire un tangibile e prezioso contributo per realizzare l’antico sogno del loro lontano precursore, Bernardino Ferni, consentendo di dare alle stampe le sue memorie e facendone dono alla collettività mediante distribuzione gratuita di un considerevole numero di copie alle biblioteche civiche della zona e di molte università e società storiche.
Il "Naufragium Italicum" è il lungo racconto in cinque libri della
guerra che dal 1520 al 1530 insanguinò l’Italia, contesa dalle grandi potenze.
Il suo autore è un giovanissimo notaio gallaratese che visse in prima persona quella catastrofe, impossibilitato ad esercitare la sua professione ed anche privato delle sostanze, oltre che delle persone care. Con questa sua ambiziosa opera volle gareggiare con gli antichi autori latini, ma soprattutto mostrare la sua eccellenza letteraria ed erudita, per avere una degna carica nell’Amministrazione Sforzesca.
Il suo racconto, ricco di pathos e partecipazione personale, è particolarmente attento alle vicende sepriesi, ma aperto ed organicamente collegato alla scena milanese ed italiana.
La sua testimonianza di contemporaneo ci ridona il senso originario di fatti e personaggi,
successivamente rielaborati e tramandati a livello scolastico secondo i modelli della storiografia risorgimentale.
Nel finale e ritrovato accordo fra imperatore e papa, che restituisce tra l’altro il ducato di Milano a Francesco Sforza, il giovane scrittore vede la sospirata fine del naufragio di una guerra decennale e il ritorno a una pace duratura per la sua terra natale.
Questo entusiasmante libro, testimone di un’epoca di crisi, restò nella clandestinità appena composto, fu apprezzato nel Gran Secolo, riscoperto nei primi decenni del secolo scorso, ma mai pubblicato e letto nella sua interezza e autenticità.
Oggi finalmente è possibile disporre della riproduzione dell’originale, con trascrizione, traduzione e un apparato critico ed esplicativo, per agevolare e guidare la lettura di tutti.
Questa complessa operazione, resa possibile dall’apporto qualificato e disinteressato di una molteplicità di persone, assume oggi il significato di un risarcimento postumo per un autore, ingiustamente trascurato, e apprezzato solo a parole, che merita a buon diritto di figurare fra le più alte espressioni della tradizione storico letteraria a livello nazionale.
L’iniziativa si inserisce in una più ampia operazione di valorizzazione della storia del Ducato di Milano e dell’Alto Milanese "per contribuire in modo permanente alla conoscenza del contesto storico e socioculturale in cui - spiegano i vertici del Lions Club - il nostro sodalizio affonda le proprie radici".
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