L’AMICO
Il meccanico: «Io e Adilma insieme a Mentone»
Omicidio Ravasio: le dichiarazioni agli inquirenti del 40enne di Parabiago

Salgono a sette gli arresti per l’omicidio di Fabio Ravasio: ieri è stato sottoposto a decreto di fermo il quarantenne Fabio Oliva, meccanico che avrebbe sistemato la vecchia Opel Corsa nera, incidentata dal 2022, quel tanto che bastasse per raggiungere la provinciale e investire il compagno di Adilma Pereira Carneiro. Il pubblico ministero Ciro Caramore, che coordina le indagini affidate ai carabinieri di Legano, ha atteso l’esito di alcuni accertamenti e una volta ottenute le conferme ai suoi sospetti ha eseguito il provvedimento.
AMICI STRETTI
«Io e Adilma abbiamo un rapporto confidenziale e di amicizia, oltretutto è una cliente della mia officina. Quando mi separai da mia moglie, Adilma mi prestò la sua casa di Mentone per una settimana di vacanza trascorsa con lei e un’amica»: così il 22 agosto Oliva descrisse agli inquirenti la natura del legame con la quarantanovenne brasiliana, una circe capace di stregare gli uomini che incrocia e di piegarli a ogni suo desiderio. Anche il meccanico sarebbe vittima della sua malìa. O dei suoi riti candomblé, a cui ricorreva continuamente. Chi saranno i prossimi a pagare l’adesione al piano diabolico della donna? La sensazione è che l’elenco non sia ancora completo.
PUZZLE
Trapela intanto che la figlia trentenne, in seguito alla convocazione in procura, sarebbe stata indagata per false informazioni rese a pubblico ufficiale. Era stato il suo fidanzato, Fabio Lavezzo, a rivelare agli investigatori dove si trovasse la Opel Corsa nera, ossia nel cortile della villa in cui viveva la trentenne. E sempre lui aveva ammesso che l’auto fosse già danneggiata da tempo, senza aggiungere altro. Lavezzo - che è assistito dagli avvocati Simone Rigamonti e Giulia Dosso - è stato riascoltato martedì pomeriggio in procura a Busto: possibile che abbia fornito le tesserine del puzzle che portano al coinvolgimento di Oliva? Il 22 agosto, giorno della svolta nelle indagini, il pubblico ministero Caramore gliel’aveva chiesto senza circonlocuzioni: «Conosce Fabio Oliva?». Lui non lo negò, lo indicò come meccanico di famiglia, conosciuto a una festa. Non si era spinto oltre, ma la domanda mirata e precisa sottintendeva il sospetto che Lavezzo sapesse molto di più.
LE BUGIE
Fabio Oliva, sentito il 22 agosto come persona informata sui fatti, ha riferito particolari di Adilma che ne denotano la grande capacità manipolatoria. La donna gli avrebbe confidato che con Ravasio viveva da separata in casa, «lui al piano superiore, io di sotto». Il meccanico non sapeva - o almeno così ha sostenuto davanti al pm - che la quarantanovenne fosse in realtà sposata con Marcello Trifone: «Mi ha detto che è il fratellastro del primo marito». Marito morto d’infarto a quarantadue anni nel 2010. «La suocera, prima di spirare, le chiese di badare a Marcello». Trifone, che è difeso dall’avvocato Andrea Toscani, sarà riascoltato ancora: gli inquirenti vogliono capire la questione della paternità dei gemelli che Ravasio credeva suoi ma che a quanto pare portavano il cognome di Trifone. I carabinieri e la polizia giudiziaria stanno svolgendo accertamenti sui certificati di nascita, sui codici fiscali e sui passaporti dei bambini: risultano non validi, se non addirittura artefatti. Marcello Trifone potrebbe far luce anche sulla sorte dei precedenti compagni di Adilma: a quanto pare sono due quelli deceduti prematuramente. Circostanza curiosa.
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