IL DELITTO
Il triangolo e il delitto, il trio resta in silenzio
Nuovi dettagli sulle indagini che hanno portato in carcere tre persone di Busto Arsizio

«Amo, ho brutte sensazioni», scrive Valentina Peroni all’albanese Elvis Simoni, amante e convivente nell’appartamento di Beata Giuliana in cui vive anche il marito della trentaseienne, Emanuele Paganini. Quel presagio che preoccupa la donna, ossia finire in galera per l’omicidio di Hayati Hayim Aroyo, si è avverato giovedì notte. I tre lati di quel bizzarro triangolo, in cui il turco si era infilato, sono collassati davanti alle prove raccolte dalla polizia. Intanto i tre, comparsi ieri mattina in tribunale a Busto davanti al gip Francesca Roncarolo per la convalida del fermo, sono rimasti in silenzio.
IL VIDEO A LUCI ROSSE
Il video porno che il turco avrebbe potuto diffondere non sembra essere né il solo né il più accreditato movente del delitto. Valentina Peroni è al centro di dinamiche surreali, ulteriormente complicate dall’annuncio che la trentaseienne fece all’inizio di luglio, qualche settimana prima dell’omicidio. «Aspetto un figlio», disse ai due conviventi, Paganini (marito) e Simoni (amante) e poi lo riferì anche Aroyo. A ognuno di loro aveva attribuito la paternità ma l’accordo dei tre era chiaro: il turco avrebbe dovuto credere che fosse suo. Non si sa se la donna abbia portato avanti la gravidanza e quindi con quali modalità sia detenuta ora a San Vittore, ma il sospetto è che fosse l’ennesimo escamotage per tenersi stretto il turco.
Aggrappati al nababbo
Lei, il marito e l’amante erano tossici e disoccupati, nel loro curriculum non c’erano pregresse occupazioni significative bensì qualche precedente per reati contro il patrimonio. A quanto pare i siti di incontri non li frequentavano solo per assecondare una parafilia ma per soldi. Il turco era ricco, sempre fornito di cocaina di altissima qualità ed era un anfitrione perfetto nell’organizzazione di festini a base di sesso e droga. Valentina e i suoi due uomini gli si erano attaccati come come piante rampicanti, la bustese era piena di pretese e di richieste e Hayati negli ultimi tempi si stava spazientendo, iniziava a non poterne più di quei tre e forse solo la prospettiva di diventare padre lo tratteneva dal chiudere ogni rapporto. C’era stata anche una discussione tra loro, Aroyo l’aveva conclusa mollando un ceffone a Valentina e lei gli aveva risposto «mi fai schifo». Il pubblico ministero di Monza Marco Santini e gli investigatori della squadra mobile di Milano non escludono che a spingere gli indagati a uccidere il turco sia stato l’estremo tentativo di depredarlo di tutto ciò che avesse. Le tre carte di credito per esempio, subito utilizzate per prelevare e per giocare alle slot. Il computer, il tablet e altri dispositivi elettronici di valore. E poi un Rolex, venduto nei giorni successivi. Dopo l’omicidio, avvenuto nella notte tra il 22 e il 23 luglio, Valentina era tornata attiva sui siti di incontri ma accettava appuntamenti solo in cambio di denaro.
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