L’EVENTO
In azienda con la salute ci guadagna il lavoro
Economix Workshop organizzato da Prealpina. Gli esperti si sono confrontati (con numeri e valutazioni) su modello di sanità, malattie e investimenti per ridurle
Non una spesa, ma una scelta di valore: investire in salute sul lavoro, oggi, non è un seccante obbligo normativo, ma un’opportunità di crescita per le aziende.
Anche di questo si è discusso venerdì 6 giugno durante “Lavorare in salute”, il terzo workshop organizzato dalla Prealpina (al quale si aggiunge l’Economix Lab sull’IA) dopo gli incontri su dazi e rigenerazione urbana.
L’appuntamento ha voluto indagare il legame tra produttività delle imprese e benessere dei dipendenti, ma anche tra sanità pubblica e responsabilità individuale. Ha introdotto gli ospiti il direttore di Prealpina, Silvestro Pascarella, entrando nell’argomento come in «un oceano – ha detto – in cui però cerchiamo di orientarci».
«TRE POSSIBILI SCENARI»
Per primo ha preso la parola Donato Scolozzi, partner presso KPMG e specialista in Healthcare & Life Science. Affrontando il tema sanitario su scala internazionale, Scolozzi ha tratteggiato «tre possibili scenari per l’Europa»: uno basato sul «si salvi chi può» (chi può comprare le prestazioni da privato si cura, gli altri no), uno sulla priorità della sanità collettiva, investendo 2 o 3 punti Pil in più nel fondo sanitario nazionale, e poi il terzo scenario in cui si prende atto che garantire “tutto per tutti” non è più possibile. Ma quest’ultimo scenario implica per forza, secondo Scolozzi, una svolta culturale: serve una nuova consapevolezza, da parte del singolo, del valore delle risorse sanitarie, dell’uso di dette risorse e del ruolo di ciascuno. È il caso di chi – per citare un esempio di Scolozzi – richiede una risonanza e poi, una volta ottenuto il responso, rifiuta di curarsi: paradossi di questo tipo, il sistema sanitario non può più permetterseli, trattandosi semplicemente dello spreco di una prestazione medica (la risonanza nell’esempio).
«INVESTIRE SULLA SALUTE»
A calare il discorso dentro il mondo delle aziende ci ha pensato l’avvocato Giorgio Albè (studio A&A), esperto di diritto di impresa, che ha messo sul tavolo alcuni numeri preoccupanti: solo nel 2024 si sono registrati 1.077 incidenti mortali sul lavoro e oltre 88.500 malattie professionali, di cui la maggior parte a carico del sistema osteo-muscolare (57.800 casi) e quasi 9.300 relative al sistema nervoso. Ha aggiunto che, nei primi sei mesi dell’anno, sono stati emessi 15,7 milioni di certificati di malattia tra pubblico e privato, per un totale di 31 milioni di giornate di assenza, a fronte di una popolazione lavorativa di circa 24 milioni di occupati. Dati che rendono evidente quanto investire sulla salute dei lavoratori porti più vantaggi che costi, soprattutto in riferimento alla salute mentale, se è vero, come spiega Albè, che «ogni giorno in Piemonte si registrano 170 accessi al pronto soccorso per problemi di natura psichiatrica».
«AZIENDA DIVENTI PRESIDIO DI SALUTE»
Un aspetto approfondito anche da Luca Franzi de Luca, presidente esecutivo di Aon Advisory, che ha puntato i riflettori sul disagio psichico in ambito aziendale: «La depressione è oggi la prima causa di assenteismo dai luoghi di lavoro, con un impatto determinante sul del ciclo produttivo». Per Franzi, l’azienda è chiamata a diventare un presidio di salute, anche per evitare che la difficoltà nell’accesso al sistema sanitario nazionale si traduca in una spirale di costi e disuguaglianze.
MONITORAGGIO DEI “NEAR MISS”
Una visione condivisa anche dall’ingegnere Noemi Milani, consulente in sicurezza sul lavoro, che ha fornito la concretezza di esperienze – anche tragiche – vissute in prima persona. La fondatrice dello Studio Milani ha raccontato infatti di infortuni mortali nati da tanti dettagli fuori posto, e sottolineato che non si tratta mai di eventi straordinari, ma degli esiti di una catena di piccole, comunissime negligenze. In questo senso, prevenzione significa anche monitoraggio dei “near miss”, quei casi di “incidenti mancati” che, di fatto, rappresentano segnali preziosi per evitare tragedie. Citando i dati Inail, Milani ha dimostrato come le aziende che adottano modelli certificati di prevenzione riducano del 30% l’indice si gravità degli incidenti.
«ECCO LE BUONE PRATICHE»
Un esempio virtuoso lo ha offerto Ilaria Pozzi, HSE manager di IRCA Spa, raccontando le pratiche messe in atto dall’azienda: un portale welfare accessibile a tutti, flessibilità oraria, smart working, family day, corsi di formazione continua e programmi di ascolto attivo. In quest’ottica, l’azienda ha introdotto delle survey anonime rivolte a tutto il personale, con l’obiettivo di raccogliere indicazioni concrete su criticità e proposte.
Pozzi ha quindi raccontato che proprio da una di queste survey è emersa una difficoltà diffusa nel sapere come e a chi segnalare eventuali problemi o incidenti, ragione per cui l’azienda ha introdotto una soluzione semplice ma efficace: «Abbiamo affisso dei QR code in vari angoli dello stabilimento così che chiunque possa inquadrarli e fare direttamente una segnalazione».
«RESPONSABILITÀ AMBIENTALE»
Il workshop si è chiuso su un richiamo alla responsabilità ambientale che riguarda anche anche le imprese. Gaia Pani, ingegnere ambientale di Alfa, ha invitato a superare il pregiudizio ancora diffuso verso l’acqua del rubinetto, ricordando che si tratta di una risorsa sicura, controllata e sostenibile: la qualità è altissima, i controlli sono severi e continui, ma c’è ancora un forte percezione negativa da parte della popolazione.
Alfa gestisce il servizio idrico dei 142 comuni della provincia di Varese, con oltre 4.000 analisi l’anno, anche in relazione ai nuovi piani di sicurezza dell’acqua previsti dal decreto 18/2023, per garantire la salubrità dell’acqua in ogni passaggio, dalla sorgente alla casa, tra captazione e utenza finale. «L’acqua del rubinetto – ha concluso Pani – permette di utilizzare una risorsa sicura e controllata, ridurre il consumo di acqua in bottiglia, ridurre i costi a livello familiare e aziendale, promuovere un stile di vita e abitudini più sostenibili».
Il workshop si è chiuso sulla constatazione che «ci sono molte preoccupazioni – ha spiegato il direttore Pascarella – ma anche la necessità di affrontale con spirito propositivo, affinché si riescano a trovare soluzioni».
Il prossimo appuntamento è per il 4 luglio, con un incontro dedicato a mobilità e dei trasporti.
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