IL PROCESSO
Insulta su Facebook i finanzieri
Ex militare della Gdf alla sbarra con l’accusa di aver diffamato dei colleghi

«Scusate, ma il maresciallo R. ha smesso di magnacciare tangenti lì a Gaggiolo? Eh i tempi cambiano... ». È questa una delle frasi postate su Facebook che sono costate un’accusa di diffamazione aggravata a un 56enne ex militare della Guardia di Finanza, congedato nel novembre del 1999 per motivi disciplinari.
Nel mirino, secondo la pubblica accusa (ieri, venerdì 29 novembre, rappresentata dal viceprocuratore onorario Marco Brunoldi), due suoi ex colleghi, entrambi costituiti parte civile nel processo davanti al giudice Antonella Vitale. Ed entrambi indicati e chiaramente riconoscibili dai messaggi pubblicati sul social network, con pesanti insinuazioni anche nei confronti di altri ufficiali delle Fiamme Gialle.
«Magnaccia», «ritardato mentale», «mongoloide», «pappone»: ecco alcuni degli epiteti usati per descrivere i suoi ex commilitoni nei messaggi visibili da parte di tutti sulla bacheca del profilo riconducile, per la Procura, all’imputato.
Messaggi in cui non venivano di certo nascosti i nomi dei suoi pari grado o dei superiori, bollati come contrabbandieri o «spacciatori di farina».
Ieri sono stati ascoltati alcuni finanzieri in servizio (oggi o in passato) a Varese o a Gaggiolo. Uno di loro ha raccontato di aver ricevuto degli sms intimidatori («Dì a chi sai tu che se lui ritira la denuncia, io ritiro la mia. Altrimenti viene fuori tutta la m... ») da un numero che non conosceva.
Numero che successive indagini hanno svelato essere intestato proprio all’indagato. Che i rapporti con gli ex colleghi fossero tutt’altro che idilliaci, lo ha confermato un altro militare: «Un giorno lo incontrai al bar e mi disse “Devi dire al trippone di fare ciò che gli ho scritto”, cioè di rimangiarsi le accuse. E ancora: “qui tu non devi entrare, soprattutto con quel magnaccia tangentista corrotto”, riferendosi all’ufficiale che aveva messo in pratica il suo allontanamento dalla Finanza». E un altro: «Lo trovai sul treno di ritorno da Milano e iniziò a inveire contro la Guardia di Finanza. “Tutti ladri, tutti pezzi di m... “».
Nella prossima udienza, il 20 marzo 2020, sarà interrogato l’imputato, difeso dall’avvocato Francesco Crupi, il quale ha già anticipato che tenterà di dimostrare, in primis, l’incapacità di intedere e di volere dell’imputato all’epoca dei fatti (nel 2015) e poi che comunque, a suo dire, manca la prova certa che l’autore di quei post incriminati sia proprio lui.
In Tribunale, sempre a Varese, nella primavera scorsa, un processo per diffamazione su Facebook dove erano state postate le foto della mutande della vicina.
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